Torna il terrore attentati nel cuore dell’Europa. L’esplosione di un ordigno su un bus israeliano ha provocato otto morti e 31 feriti a Burgas, in Bulgaria, importante centro turistico-balneare a 400 chilometri da Sofia. L’episodio porta brutti ricordi infatti la data del 18 luglio è la stessa dell’attentato che nel 1994 uccise 85 persone, ferendone 300, nel centro ebraico di Buenos Aires in Argentina.
La Bulgaria va così ad aggiungersi a Israele, Tailandia, India, Georgia, Kenya e Cipro, paesi teatro di altri sanguinosi episodi negli ultimi mesi.
Le prime comunicazioni dal governo bulgaro giungono per bocca del ministro dell’interno, Tsvetan Tsvetanov, e si aggiungono a quelle del ministro degli esteri israeliano. Poco dopo la conferma della notizia, Israele ha inviato una squadra di medici specializzati in vittime di attentati. Questo mentre continuano le indagini per dare un nome all’attentatore. Secondo indiscrezioni, l’uomo avrebbe perso la vita nell’attentato ma non è ancora chiara la sua identità: i documenti trovati in possesso – una patente di guida dello Stato del Michigan – sono falsi.
Le prime reazioni. Il Governo israeliano non ha perso tempo e, per bocca del primo ministro Benjamin Netanyahu, lancia accuse all’Iran. Secondo Netanyahu le dinamiche dell’incidente fanno pensare a un attentato iraniano, affermando che «Israele reagirà con forza al terrore iraniano».
Dagli Stati Uniti il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, dichiara: «Obama e l’amministrazione stanno raccogliendo tutte le informazioni sul caso, ma resta incrollabile l’impegno americano per la sicurezza di Israele»; lo stesso Presidente, Barack Obama, ha voluto assicurare come gli USA siano pronti a fornire tutto l’aiuto necessario.
Domenico Cavazzino