Tolto un direttore d’orchestra non se ne fa un altro. O almeno non basta. La riunione di questa mattina al Ministero dei beni culturali ha fatto il punto sul futuro del Teatro dell’Opera. Presenti il sindaco, Ignazio Marino, il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. La nota congiunta dei soci fondatori, che ha seguito il vertice, ha precisato che i tanti problemi non consentono «di procedere alla semplice sostituzione della direzione del maestro Muti, senza che i problemi di fondo siano stati risolti». In altre parole, la situazione precaria del teatro romano e i continui scioperi del personale devono essere risolti.
Le dimissioni di Riccardo Muti dalla direzione dell’Orchestra, in realtà, non sono ufficialmente attribuibili alle manifestazioni e agli scioperi del personale. Nelle due missive – una indirizzata ai vertici del teatro, l’altra, riservata, al sovrintendente Carlo Fuortes – le ragioni dell’addio non sono specificate. «Non ci sono le condizioni per garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni» ha scritto, motivando la fine del rapporto lavorativo con il «perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi».
È stato il commento a stretto giro di posta del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, a puntare i fari sui sindacati, autori non espressamente citati di «resistenze corporative e autolesioniste» che ostacolano «l’impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo». La Fials Cisal di Roma, il sindacato dei lavoratori dello spettacolo, ha rimandato al mittente le accuse, precisando in una nota di non aver mai sabotato il lavoro del Maestro Muti, «la cui direzione è invece fondamentale». C’è chi sottolinea, però, come l’irruzione dello scorso anno dei sindacalisti nei camerini prima dell’Ernani – non l’unica, tra l’altro – non sia piaciuta affatto al maestro e gli abbia fatto perdere quella serenità necessaria per lavorare in maniera proficua. Al punto da indurlo a gettare la spugna, rinunciando a dirigere “Aida” e “Nozze di Figaro”.
Dalla riunione di oggi non è emerso il nome del sostituto, ma il sindaco Ignazio Marino, che del Teatro dell’Opera è anche il Presidente, ne ha già ben chiaro il profilo: «donna, giovane e, perché no?, italiana». Sostituire Muti, però, è difficile e tutti sperano in un suo ripensamento. Magari, come hanno scritto Marino e Fuortes in una lettera di ringraziamento rivolta al Maestro, «una volta superati i problemi che ancora affliggono il Teatro, e più in generale il sistema musicale in Italia». Chissà se Riccardo Muti – e con lui i tanti precari del Teatro – avrà la pazienza di aspettare!
Nino Fazio