Resta alta la tensione per l’andamento della campagna americana contro lo Stato Islamico (Is). Nell’ultimo bombardamento, condotto la scorsa notte nel Nord-Est della Siria, i caccia di Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati arabi hanno distrutto “dodici raffinerie modulari di petrolio” controllate dai jihadisti: un colpo alle “casse” del Califfato, che da quelle raffinerie nel territorio siriano riusciva a produrre quotidianamente – secondo quanto riporta il Dipartimento della Difesa – da 300 a 500 barili di derivati del petrolio, che contrabbandati sul mercato nero, attraverso la Turchia e il Kurdistan iracheno, garantivano alle finanze dell’Is dai 2 ai 3 milioni di dollari al giorno (denaro che fino a oggi ha pagato il rifornimento dei miliziani e l’appoggio di tribù sunnite locali).
Negli ultimi raid sarebbero state bombardate anche alcune basi militari siriane catturate dai jihadisti, tra cui quelle di Tabqa e quella della 93esima brigata, mentre una nuova offensiva francese è stata condotta nel Nord dell’Iraq. Secondo fonti locali, negli attacchi sarebbero morti anche 14 jihadisti e 5 civili. Nel frattempo l’Fbi ha annunciato di aver identificato l’assassino dei giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff, il boia dall’accento inglese noto come “John il jihadista”: lo ha riferito il numero uno dell’agenzia, James Comey, senza però fare alcun nome.
Al Abadi: “Attacchi imminenti”. I recenti successi della campagna anti-Is non bastano ad arginare la paura che nelle ultime ore sta attraversando l’Occidente: dopo la decapitazione dell’alpinista francese Hervé Pierre Gourdel, giunge ora la notizia che lo Stato Islamico starebbe complottando attentati nei confronti di Stati Uniti e Francia. A lanciare l’allarme è stato, giovedì scorso, il premier iracheno Haider al Abadi durante l’Assemblea generale dell’Onu a New York. Tra gli obiettivi ci sarebbero in particolare le stazioni della metropolitana.
“Vogliono terrorizzarci. Quindi la reazione che si deve avere è esattamente il contrario: bisogna fare di tutto per trovarli e punirli”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, a proposito della decapitazione del turista Gourdel. In Francia lo stato di allerta è già alto: “le misure di prevenzione contro i rischi terroristici nel territorio nazionale saranno rafforzate nei luoghi pubblici e nei trasporti”, ha riferito l’Eliseo in una nota diffusa dopo una riunione del Consiglio di Difesa.
Quanto all’America, la portavoce del Consiglio nazionale della Casa Bianca, Caitlin Hayden, ha riferito che “non ci sono conferme di minacce terroristiche come quelle denunciate dal premier iracheno al Abadi”, ma che “gli Usa stanno comunque verificando queste informazioni”.
Alessandra Aurilia