Prosegue la “tolleranza zero” di papa Francesco nei confronti degli alti prelati coinvolti a vario titolo in episodi di pedofilia. Dopo il clamoroso arresto, martedì scorso, del polacco Jozef Wesolowski, già nunzio apostolico nella Repubblica dominicana dal 2010 al 2013 (quando fu rimosso e richiamato urgentemente a Roma), oggi il pontefice ha sostituito d’imperio il vescovo paraguayano Rogelio Ricardo Livieres Plano, accusato non di aver commesso abusi, ma di aver coperto il suo vice (già rimosso nelle scorse settimane) Carlos Urrutigoity e altri sacerdoti nella diocesi di Ciudad del Este, dove lo scorso luglio il Papa aveva già inviato in visita apostolica il cardinale Santos Abril y Castello, che aveva cautelativamente vietato al vescovo Lieveres Plano – accusato anche di malversazione – di procedere alla ordinazione di altri sacerdoti.
Altri vescovi indagati. Poche settimane fa, papa Francesco aveva pubblicamente dichiarato che «ci sono tre vescovi sotto indagine per pedofilia, uno dei quali già condannato [ma per ora dal solo diritto canonico, che lo ha ridotto allo stato laicale, ndr] – e per il quale si sta studiando la pena»; come si è capito ieri, si trattava di Wesolowski. Secondo il Corriere della Sera gli altri due indagati dalla giustizia vaticana dovrebbero essere il cileno Marco Antonio Ordenes ed il peruviano Gabino Miranda Melgarejo, entrambi già allontanati dalle rispettive diocesi e – a differenza dell’ex ambasciatore polacco – sottoponibili in Vaticano al solo processo canonico (ma perseguibili penalmente in patria) perché privi di doppia cittadinanza.
Wesolowski. Un’ipotesi, quella del processo penale secondo l’ordinamento giudiziario dei luoghi dove sarebbero stati commessi gli abusi, tutt’altro che esclusa anche per l’ex nunzio Wesolowski, che dopo la conclusione del procedimento in Vaticano potrebbe essere estradato nella Repubblica dominicana e in tutti i paesi che dovessero farne richiesta, dato che la sua lunga carriera diplomatica si è svolta in una quindicina di sedi, sparse su tre continenti. Il processo nei suoi confronti dovrebbe iniziare a gennaio, con l’accusa di violenza sessuale su minori e detenzione di materiale pedo-pornografico: rischia una pena complessiva di sette anni. Nel frattempo, maggiori dettagli sono trapelati sul luogo dove l’ex vescovo è attualmente trattenuto agli arresti domiciliari: si tratterebbe del seminterrato del palazzo dei Penitenzieri, all’angolo di piazza Santa Marta, sotto l’occhio vigile di papa Francesco.
Alessandro Testa