L’estate è ormai agli sgoccioli. Per molti italiani le vacanze sono solo un lontano ricordo e nel settore turistico è già tempo di fare i primi bilanci. Qualcuno prova a infondere ottimismo come il portale Expedia secondo cui le prenotazioni presso gli alberghi della penisola sono aumentate di tre volte rispetto a un anno fa. E questo sarà senz’altro vero ma il mercato immobiliare rivela un’altra realtà, tutt’altro che florida.
La casa di proprietà, soprattutto quella si compra al mare o in montagna per rifugiarsi dallo stress della vita quotidiana, viene percepita sempre meno come investimento primario e sempre più come un bene di cui disfarsi per sottrarsi al “giogo” fiscale. A confermarlo sono i dati dell’ultimo Osservatorio Nazionale Immobiliare Turistico di Fimaa-Confcommercio, realizzato in collaborazione della Società di Studi Economici Nomisma, che ha analizzato locazioni e compravendite di circa 200 località tra mare, lago e montagna. C’è da dire che il trend negativo si sta attenuando Se infatti nel 2012 il calo delle compravendite ha toccato il 26,7%, nel 2013 la flessione si è fermata al 9,5% ma è presto per parlare di ripresa. “Gli effetti della recessione sono ancora forti ed evidenti – ha detto Valerio Angeletti Presidente Nazionale Fimaa (Federazione Italiana Mediatori d’affari), commentando i dati della ricerca – il mercato dell’intermediazione è pressoché fermo e i timidi segnali di ripresa non bastano a spingere l’economia del settore, ancora stretta dalla morsa del credit crunch”.
A minor domanda corrisponde un minor prezzo: se il costo medio di una seconda casa in Italia è di 2500 euro al metro quadro, ecco che il calo degli ultimi tempi è stato del 5,1% annuo. Le diminuzioni più significative si sono viste in Liguria (-7,8%), Umbria (-7,7%) e Sicilia (-8%). Stabili Valle d’Aosta, Toscana e Sardegna mentre solo la Basilicata ha visto un segno positivo (+ 2) in gran parte dovuto alla località di Policoro che con un +15% è quella che ha registrato la miglior performance nazionale.
E’ colpa delle troppe tasse se il mercato delle seconde case è crollato. “Se si vuol davvero rimettere in sesto il mercato dell’intermediazione immobiliare – ha aggiunto Angeletti – occorre che il Governo riequilibri la pressione fiscale sul mattone, mettendo ordine nella confusione tra Tasi, Tari e Imu. L’imposizione fiscale è triplicata, da 10 a 30 miliardi e costa ai contribuenti più di una manovra finanziaria”.
Rilanciare il mercato significa anche creare nuovi posti di lavoro non solo fra gli agenti immobiliari ma in tutta la filiera connessa, a fronte degli oltre 750mila nel comparto che sono andati persi nel silenzio più assoluto.
Ma per Angeletti non basta abbassare la pressione fiscale per risollevare l’economia del settore. Bisogna essere trasparenti e aprire le porte agli stranieri, invogliandoli ad investire. E una soluzione potrebbe essere l’inserimento di una “free card” di ingresso, una sorta di permesso di soggiorno automatico per gli extraeuropei che desiderano acquistare case vacanza nella penisola per un valore che supera i 250mila euro.
Maria Lucia Panucci