HomeCronaca Il Corriere della Sera si rifà il look: in arrivo un giornale stile tabloid. Intanto non si placano le polemiche sulle buonuscite d’oro

Il Corriere della Sera si rifà il look: in arrivo un giornale stile tabloid. Intanto non si placano le polemiche sulle buonuscite d’oro

di Mario Di Ciommo16 Settembre 2014
16 Settembre 2014

corriere-della-seraIl Corriere della Sera cambierà formato cartaceo passando ad una versione più piccola, snella e con meno spazio per gli articoli della prima pagina.

Sono già state presentate le copie numero 0 della nuova versione, in commercio dal 24 settembre, che presentano una sostanziale diminuzione della carta utilizzata. Si passerà ad un formato simile a quello de ‘La Stampa’ ed uguale a ‘La Gazzetta dello Sport’, con una prima pagina che vedrà una foto notizia più grande e che, in generale, darà molto più spazio alle immagini rispetto agli articoli dei giornalisti. Si valutano inoltre altre modifiche, dalla possibilità di accorpare le pagine della cultura e degli spettacoli a quella di cambiare le pagine riservate a Milano ed alla Lombardia, offrendo più spazio alla cronaca delle singole città e tralasciando quella regionale nel suo complesso.

Importanti cambiamenti anche per la versione on line corriere.it, con il progetto di rendere a pagamento le news del sito internet.

“A dicembre pensiamo di introdurre per il Corriere quello che stiamo già sperimentando con ‘El Mundo’” ha dichiarato Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs, l’impero editoriale che possiede, appunto, anche alcuni giornali spagnoli come ‘El Mundo’.

Proprio Jovane però continua ad essere nell’occhio del ciclone per lo ‘scandalo’ interno ad Rcs sulle buonuscite. Non si è placato infatti l’eco dei compensi pattuiti dalle alte cariche dell’azienda a cominciare dalla buonuscita di Ferruccio De Bortoli, attuale direttore de Il Corriere della Sera, che nel maggio prossimo lascerà la guida del giornale dopo essersi assicurato 2,5 milioni di euro, pari a cinque anni del proprio compenso.

Quello che non è chiaro al consiglio di redazione è come un’azienda sull’orlo del fallimento, che nell’ultimo anno si è disfatta di quasi 800 persone, che ha chiuso circa venti testate e che chiede per il quinto anno consecutivo lo stato di crisi per accedere ai finanziamenti previsti per il prepensionamento e la messa in cassa integrazione dei suoi dipendenti , possa permettersi dei compensi così esosi per le sue massime cariche. Sì, perché è difficile immaginare un top management che in futuro rinunci ad intascare cifre del genere dopo il compenso garantito a De Bortoli.

Mario Di Ciommo

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