Prefetto e sindaco in disaccordo. Così Bologna diventa teatro dello scontro ideologico (ma soprattutto istituzionale), legato all’ufficializzazione nel registro comunale del capoluogo emiliano, delle nozze gay già celebrate all’estero. Il sindaco Virginio Merola legittima le unioni e il prefetto Ennio Maria Soldano dichiara che “il nostro ordinamento non ammette tale trascrizione”, scatenando la polemica con il primo cittadino. «È una battaglia di civiltà – ribatte Merola – non revocherò il provvedimento».
La discussione poi è proseguita nelle parole della consigliera comunale di Ncd, Valentina Castaldini, che ha definito “grave che Merola illuda le persone in questo modo, permettendo loro di registrare un atto già in partenza nullo”. Sta di fatto che ora a Palazzo d’Accursio la registrazione si può fare, come stabilito da una direttiva del 30 giugno scorso. Basterà dotarsi di un bollo da 16 euro, documento d’identità e dell’atto di matrimonio originale della coppia. Il sindaco quindi rimane fermo e anzi ribatte che è necessario, a questo punto, “dare un messaggio al Parlamento perché legiferi su questo tema, per dare certezza del diritto a queste persone”.
Oggi, molti riescono a legalizzare la loro unione omosessuale solo in alcuni paesi dell’Ue, dove è anche possibile adottare o avere un figlio proprio senza problemi. Intanto, le prime coppie ad aver inaugurato il registro delle unioni a Bologna sono state due: Rebecca Hetherington e Eleonora Tadolini, ma sembra pronto al “grande passo” anche il senatore Sergio Lo Giudice (Pd), a lungo presidente di Arcigay, che il 27 agosto di tre anni fa sposò a Oslo Michele Giarratano.