Tasi quanto mi costi? E’ questo che si stanno chiedendo molte famiglie italiane alle prese con il pagamento della tassa calcolata sulla base imponibile della rendita catastale della prima casa di proprietà.
Istituita con la legge di stabilità del 2013 la Tasi è una delle tre parti dell’imposta unica comunale e va a sostituire la vecchia Imu, che resta però in vigore per quanto riguarda le altre proprietà.
Peccato però che la nuova imposta riserverà parecchie sorprese, e tutte in negativo, nel confronto con l’ultimo pagamento dell’Imu, risalente a dicembre 2012. Con un’aliquota media al 2,46 per mille la nuova tassa è infatti ai massimi in molti comuni. Analizzando i dati forniti dai 69 capoluoghi di regione che hanno già pubblicato gli importi si scopre come parecchie città abbiano alzato l’asticella oltre il limite massimo del 2,5 per mille, aggiungendo quello 0,8 previsto dalla legge per finanziare le detrazioni per avvicinarsi a quel 4 per mille assicurato dalla vecchia imposta. Non è un caso quindi se Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Torino, Venezia, Bari, Catania siano al 3,3 per mille, il massimo del massimo.
A pagarne le maggiori conseguenze sono le fasce più deboli, le famiglie con redditi modesti che vivono in abitazioni contraddistinte da rendite medio-basse. Stando infatti alla simulazione della Uil, Servizio Politiche Territoriali, sette famiglie su dieci pagheranno più Tasi che Imu. In fumo in questo modo il bonus degli 80 euro garantiti dal governo Renzi.
Novità importante di questa nuova tranche di gettiti è il coinvolgimento che riguarda gli enti no-profit. Voluto da Mario Monti nella legge del 2012 il provvedimento verrà attuato solo quest’anno e riguarderà gli anni di imposta 2012-2013. Per chi non dovesse dichiarare previste multe salate, dal 100 al 200% dell’imposta dovuta.
Mario Di Ciommo