Partito democratico nel caos in Emilia-Romagna: i due principali sfidanti attesi alle primarie del 28 settembre, Stefano Bonaccini e Matteo Richetti, sono entrambi indagati dalla Procura di Bologna per peculato, insieme ad altri sei consiglieri del Pd.
Richetti out. Lo si è appreso nel pomeriggio, dopo che ieri a mezzogiorno – termine fissato per consegnare le firme necessarie alla candidatura – Richetti non si è presentato, annunciando poco dopo il ritiro con un messaggio su Facebook e spiegando di averlo fatto per il bene del partito: «L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato», ha scritto.
Al momento rimangono pertanto in campo il segretario regionale Stefano Bonaccini e l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, che – non essendo mai stato consigliere regionale – non è indagato. A loro dovrebbe aggiungersi nei prossimi giorni Matteo Riva, del Centro democratico.
Indagini a 360°. L’inchiesta della Procura di Bologna parte da lontano e non riguarda solo il Pd. Già lo scorso ottobre, infatti, erano stati indagati tutti i capigruppo regionali in carica: quelli di Pd, Pdl, Lega nord, Movimento Cinque Stelle, Italia dei Valori, Udc, Sel-Verdi, Federazione della Sinistra e Gruppo misto. Adesso l’inchiesta si allarga all’ex presidente del Consiglio regionale Richetti, a Bonaccini e ad altri sei consiglieri dem.
I possibili scenari. Adesso ai democratici si prospettano tre possibili soluzioni: la prima potrebbe essere la discesa in campo di qualche “big” nazionale, come il ministro del Lavoro Giuliano Poletti o addirittura il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. Oppure il Pd potrebbe puntare apertamente sull’unico candidato locale non indagato, Balzani. L’ultima ipotesi è lasciare Bonaccini libero di tentare la sua corsa, ma in questo caso assisteremmo sicuramente a primarie al veleno e poi ad una campagna elettorale tutta in salita, con il Movimento Cinque Stelle pronto a non dare tregua ad un candidato democratico indagato per peculato, dopo che il presidente democratico (ri)eletto nel 2010, Vasco Errani, ha rassegnato le dimissioni in seguito ad una condanna in primo grado ad un anno di reclusione per falso ideologico a beneficio di un suo fratello imprenditore.
I dubbi di Renzi. Ieri sera, uscendo dagli studi di Porta a Porta, il premier-segretario nazionale del Pd Matteo Renzi non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti, ma è certo che nelle prossime ore non potrà non occuparsi personalmente della questione, anche perché il responsabile enti locali del partito è proprio Bonaccini. Il premier adotterà anche per lui la linea rigorista applicata all’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, oppure sarà più garantista e si accontenterà delle rassicurazioni del suo collaboratore? E’ possibile che prima di svelare le sue carte preferisca presentare, tra domani e venerdì, la nuova segreteria nazionale: dal nome del nuovo responsabile enti locali si potrebbe già trarre qualche indicazione utile.
Gli impegni del premier. In compenso, nel salotto di Bruno Vespa Renzi ha ribadito il suo impegno per tagliare la spesa pubblica di 20 miliardi nella legge di stabilità 2015, e destinarli alla conferma del bonus di 80 euro (che spera di estendere anche a pensionati e partite iva) e alla riduzione mirata delle imposte. Il premier ha poi attaccato gli esperti profeti di sventure – i «professionisti della tartina», che sanno solo criticare nei convegni – e irriso le critiche dell’Associazione nazionale magistrati, offesi per la riduzione delle loro ferie. Un maggiore impegno che Renzi chiede anche alle Camere, che «dovrebbero lavorare cinque giorni su sette».
Di Alessandro Testa