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Corte Costituzionale: Tesauro nuovo presidente. Ma per soli tre mesi

di Alessandro Testa31 Luglio 2014
31 Luglio 2014

giuseppe_tesauroGiuseppe Tesauro è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Napoletano, 71 anni, già docente di diritto internazionale ed ex presidente dell’Autorità Antitrust, Tesauro è stato eletto con 7 voti contro 6 e resterà in carica fino al prossimo 9 novembre, quando scadrà il suo mandato novennale di giudice.

58 anni, 38 presidenti. Tesauro è il 38° presidente nella storia della Corte, prevista dalla Costituzione del 1948, ma istituita soltanto alla fine del 1955. I giudici costituzionali mantengono dunque (anche se questa volta con un margine esiguo) la tradizione di eleggere alla presidenza quasi sempre il giudice più anziano di carica, secondo una prassi sconosciuta a nord delle Alpi. Sconfitto l’altro candidato, Alessandro Criscuolo, il cui mandato scadrà invece fra circa tre anni, che a questo punto potrebbe essere il favorito per succedere a Tesauro a novembre, quando il neoeletto andrà in pensione con il titolo di “presidente emerito della Corte costituzionale”.

Due seggi vacanti. In base alla Costituzione, i giudici costituzionali sono scelti per un terzo dal Parlamento in seduta comune, per un terzo dal Presidente della Repubblica e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrativa. Alla votazione che ha eletto Tesauro hanno partecipato solo 13 giudici sui 15 previsti, perché – dato l’alto quorum richiesto – il Parlamento non è ancora riuscito ad assegnare gli ultimi due seggi, appartenenti alla propria quota e rimasti vacanti a partire dallo scorso 28 giugno. L’ultima mediazione tra maggioranza e opposizione prevederebbe la loro elezione a settembre, insieme a quel terzo del Consiglio superiore della magistratura di nomina parlamentare in scadenza oggi, e a sua volta prorogato di diritto fino a dopo la pausa estiva.

A novembre la Corte perderà poi altri due giudici: oltre a Tesauro scadrà infatti anche il mandato di Sabino Cassese, docente di diritto amministrativo ed ex ministro della Funzione pubblica nel governo Ciampi, che proprio per il suo brevissimo mandato residuo aveva rifiutato di candidarsi alla presidenza. Dal momento che entrambi fanno parte della quota di nomine di competenza del Presidente della Repubblica, la loro sostituzione dovrebbe comunque avvenire in tempi strettissimi.

Pro e contro le “presidenze brevi”. In base all’articolo 134 della Costituzione, il presidente della Corte Costituzionale è eletto per tre anni, ed è rieleggibile, ferma restando però la scadenza (improrogabile) del suo mandato di giudice. Dunque i padri costituenti avevano immaginato presidenze medio-lunghe, proprio per dare alla Corte un indirizzo di lavoro autonomo dal capriccio delle contingenze politiche, così da porla al riparo da indebite pressioni ed accrescerne il prestigio.

I giudici costituzionali, censori (giustamente) implacabili di leggi e proposte di referendum non conformi alla Carta, hanno però disatteso nei fatti il comma V dell’articolo 134: la durata media del mandato dei suoi presidenti – appena quattro dei quali sono stati rieletti: l’ultimo, Francesco Saja, nel 1990 – è stata infatti pari finora a circa un anno e mezzo, con il caso limite di una presidenza durata appena 44 giorni.

I fautori di tale prassi sostengono invece che rendere quasi automatica la periodica elezione del presidente della Corte costituzionale eliminerebbe la competizione interna e rafforzerebbe la Corte, aumentandone la “collegialità”.

 

Di Alessandro Testa

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