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Costa Concordia a Genova pronta per essere rottamata. Tra due anni la nave scomparirà per sempre

di Samantha De Martin29 Luglio 2014
29 Luglio 2014

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Portandosi dietro la stessa tristezza dell’albatros di Baudelaire, goffo e impotente nel suo maestoso aspetto, Costa Concordia ha percorso la sua ultima rotta prima di giungere, domenica scorsa, poco prima di mezzogiorno, al terminal di Prà-Voltri, a quindici chilometri da Genova e a 190 miglia di mare dall’isola del Giglio. Si è concluso così il viaggio di questo gigantesco cetaceo, una specie di romanzo a puntate, dai risvolti a tratti grotteschi, che ha trasformato una tragedia in un un qualcosa di altro. Ed è per questo che il premier Matteo Renzi, sbarcato a Genova domenica scorsa ad attendere l’arrivo di Concordia insieme al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ed al capo della Protezione civile Franco Gabrielli, aveva puntualizzato: “Non è una passerella, ma la conclusione di un naufragio con tanti morti, nessuno di noi può dimenticare quel che è stato”. Un pensiero che corre alle 21.45 di quel 13 gennaio 2012 ed al maldestro inchino ad opera di un distratto e poco coraggioso uomo di mare, costato la vita a 32 passeggeri nei pressi di Punta Gabbianara. Un incidente che avrebbe incagliato da lì ai due anni successivi, il gioiello di Costa all’attonito sguardo dell’isola del Giglio.
La partenza dal Giglio. Dopo due anni quella tomba carica di ruggine ha lasciato l’isola, divenuta ora una macabra attrazione turistica, ora un tragico “memento mori” per i gigliesi con il blu del mare e del cielo sullo sfondo, ora una trappola mortale per uno dei sommozzatori che ha perso la vita durante un’immersione alla ricerca dei dispersi di quell’evitabilissimo naufragio. Eppure, nonostante fosse avvolta da quel drappo di morte cucito dal ricordo delle vittime, Costa Concordia, mentre arrivava nel porto ligure, ferita, spinta da due rimorchiatori, controllata, negli sbandamenti, da altri sei appoggiati ai cassoni che la circondavano e la tenevano in galleggiamento, faceva quasi tenerezza. Con i balconi piegati, i buchi nello scafo, le catene, i martinetti idraulici sui cassoni, gli arredi ammassati il gigante ha fatto il suo ingresso a marcia indietro nel grande catino di mare circondato da muri di cemento armato, salutato dalla sirena del mercantile Virginia, parcheggiato a lato del bacino. Il gesto di un galantuomo al cospetto di una signora, anche se non più bella, provata dalle insidie della vita.
Prima che il relitto lasciasse il porto del Giglio alle 9 di mercoledi scorso, le campane a festa e tutte le sirene del porto, un doppio getto d’acqua partito dalla spingarda dei rimorchiatori (un gesto beneaugurante nelle usanze marinare) avevano salutato il relitto che, con un movimento lentissimo, guadagnava il mare aperto. Una sorta di corteo funebre con in testa i due rimorchiatori Resolve Earl e Blizzard che spostavano la nave di un metro al secondo, con le motovedette della Guardia di finanza a fissare i paletti di una zona rossa larga tre miglia, veniva salutato da centinaia di curiosi, turisti, esperti e giornalisti imbacuccati sulle barche a seguire l’ultimo viaggio della nave. L’avvicinamento a Genova è stato salutato dalle spiagge, dai cavalcavia, dalle aree di sosta in autostrada dove il relitto era un rettangolino invisibile all’orizzonte ed erano tanti gli occhi puntati a quello scheletro galleggiante nella sua mastodontica ombra. E intanto c’era chi faceva circolare volantini di camere, terrazze e ristoranti con “vista Concordia” e chi chiedeva 2mila euro per una casa con vista scafo.
Un’impresa perfettamente riuscita. Si era messo anche il meteo sfavorevole ad impedire la partenza del relitto, facendola slittare da lunedì a mercoledì; era poi subentrata la “peracottata” (così l’aveva definita Franco Gabrielli) del consulente presentatosi come (falso ndr) comandante che avrebbe dovuto guidare Concordia verso Genova, e si erano messi persino i còrsi che, preoccupati dell’eventuale rilascio di liquidi nel mare antistante l’isola al passaggio dell nave, avevano minacciato una manifestazione pacifica per scongiurare il minimo inquinamento di un’area nella quale sorgerà il parco naturale marino di Cap Corse. Persino l’ingresso al porto di Prà-Voltri era stato reso difficoltoso dal vento. Un viaggio non iniziato certamente sotto una buona stella, eppure Concordia ce l’ha fatta.
Il team guidato da Sloane. La titanica impresa del lento scivolamento del relitto verso Genova è stata opera di una squadra di otto persone guidata dal comandante sudafricano Nick Sloane, 52 anni, il cui carisma, la cui sensibilità nell’impartire gli ordini sono rimasti arenati alla memoria degli abitanti del Giglio. “She’s gone” aveva sospirato Sloane alla radio nella sala di controllo non appena Concordia si era staccata dal porto dell’isola, per poi, domenica, all’arrivo della nave nel porto ligure, lasciarsi sfuggire: “Adesso posso dirlo, al Giglio ho temuto che si capovolgesse”. E pensando alle due sfide che in questa impresa ha dovuto affrontare, Sloane, aveva dichiarato: “C’era lo squarcio dentro la nave, molto grande, la prima sfida è stata trovare l’esatta posizione per la piattaforma che avrebbe dovuto mettere Concordia nella giusta posizione. E poi nessuno era contento, il morale era molto basso. La seconda sfida era stata, lo scorso inverno, evitare il capovolgimento a causa dei temporali”.
Inken Fruhling, ingegnere navale di 28 anni specializzata in architettura, è stata, invece, l’unica presenza femminile all’interno della control room durante le operazioni di raddrizzamento che hanno preceduto il viaggio del relitto verso Prà-Voltri.
Che ne sarà della Concordia. Cullata dal requiem delle onde, sollevata dalla baldanza del compiuto trionfo opera di brillanti menti, disturbata dagli appetiti del business, Concordia è pronta per lo smantellamento che durerà due anni e che vedrà impegnate mille persone e 53 aziende. La prima fase che durerà quattro mesi e si svolgerà a Prà-Voltri avrà inizio con l’alleggerimento e la rottamazione degli arredi e di tutto il materiale non ferroso. Costa ha imposto regole rigidissime per scongiurare la triste caccia ai “trofei” come accadde quando ancora si cercavano i corpi dei dispersi e qualcuno portò via la campana di bordo ed altri oggetti finiti poi all’asta su eBay. Tutto verrà catalogato, dai giubbotti di salvataggio ai cappellini targati Costa Concordia, dagli arredi agli infissi. Prima della fine dell’anno, Concordia, una volta trasformata in un guscio di acciaio, verrà trasferita a Sampierdarena dove si svolgeranno le operazioni di demolizione vera e propria. Solo quando lo scafo, con un pescaggio di 10 metri, troverà posto nel bacino di carenaggio numero 4 , una volta smaltiti i liquidi residui, la nave verrà fatta a pezzi e le sue tonnellate di acciaio avviate alle fonderie. Le oltre 50mila tonnellate di ferro recuperate dalla demolizione troveranno nuova vita. L’acciaio fuso dentro forni elettrici tornerà a vivere sotto forma di travi e tondini per cemento armato utilizzati nell’edilizia, di lamiere per il mercato dell’auto e degli elettrodomestici ma anche per la costruzione navale. Il consorzio che si è aggiudicato la demolizione, che racchiude la San Giorgio del Porto e la Saipem, ha già firmato un accordo con due aziende siderurgiche, la Duferco e la Feralpi. “I pezzi della Concordia saranno caricati su camion e vagoni ferroviari e arriveranno direttamente alla nostra fabbrica. Circa 40-50mila tonnellate di metallo riutilizzabile” spiega Antonio Gozzi, amministratore delegato del gruppo Duferco.
Una stima totale dei costi di rimozione per il più grande progetto di recupero di un relitto nella storia che ammonta a circa 1,2 miliardi di dollari.
Proseguono le ricerche del cameriere disperso. Durante la demolizione, come ha assicurato il capo della Protezione civile Gabrielli, continueranno le ricerche del cameriere indiano Russell Rebello, l’ultimo disperso tra le vittime del naufragio della Concordia, scomparso dopo aver aiutato alcuni passeggeri a mettersi in salvo.
C’è ancora l’ombra della morte nel vecchio relitto che ha visto alternarsi nel tempo, nel suo possente ventre, stati d’animo diversi: terrore, leggerezza, sdegno e infine soddisfazione per un’impresa difficile ma felicemente riuscita. Presto le telecamere lasceranno il posto al rumore degli attrezzi di cantiere che vedrà all’opera falegnami, elettricisti, saldatori, carpentieri, facchini che provvederanno a svuotare le viscere del colosso. E presto Concordia scomparirà per sempre.

Samantha De Martin

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