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Tour, Vincenzo Nibali trionfa a Parigi sedici anni dopo Pantani. Festa grande a Messina e in Toscana

di Alessandro Testa28 Luglio 2014
28 Luglio 2014

Nibali sul podio di ParigiUn italiano sul gradino più alto del podio degli Champs-Elysées. Non accadeva dal 1998, quando a vincere il Tour de France era stato il “pirata” Marco Pantani. Quest’anno la corsa ciclistica a tappe più bella e più importante del mondo è stata letteralmente dominata da un altro azzurro, il messinese Vincenzo Nibali, 29 anni, festeggiato ieri a Parigi dai genitori, dalla moglie Rachele, dalla piccola figlia Emma (che fin qui deve aver visto molto poco dato che è nata a febbraio, praticamente all’inizio della stagione agonistica) e dagli amici più stretti, mentre tutti gli altri lo aspettano a Messina e a Montemarco di Lamporecchio (Pt), dove il giovane Vincenzo si traferì da solo a 15 anni per allenarsi e diventare un corridore professionista.

Un dominio assoluto. Vincitore a sorpresa della seconda tappa in Inghilterra (York-Sheffield), Nibali ha indossato la maglia gialla, simbolo del primato, praticamente per tutto il Tour, cedendola solo per ventiquattro ore al francese Tony Gallopin, che ha così potuto indossarla per la festa nazionale del 14 luglio, giorno in cui lo “Squalo dello Stretto” l’ha riconquistata subito, arrivando primo nella tappa sui monti Vosgi in Belgio (Mulhouse-La Planche de Belles Filles). Da leader riconosciuto della classifica generale, Nibali ha poi vinto altre due frazioni di alta montagna: una sulle Alpi (Saint Etienne-Chamrousse) e l’ultima dei Pirenei (Pau-Hautacam, dopo aver scollinato il mitico Tourmalet). Un totale di quattro – bellissime – vittorie di tappa: solo il Campionissimo Fausto Coppi, nel Tour del 1952, era riuscito a fare di meglio con cinque.

Due club ristrettissimi. Nibali è il settimo italiano a vincere il Tour: prima di lui Ottavio Bottecchia (1924 e 1925), Gino Bartali (1938 e 1948), Coppi (1949 e 1952), Gastone Nencini (1960), Felice Gimondi (1965) e Marco Pantani (1998). Soprattutto, però, è il sesto ciclista di tutti i tempi ad aver trionfato nelle tre grandi corse a tappe: il Tour de France, il Giro d’Italia e la Vuelta a España. Premesso doverosamente che ai tempi di Coppi e Bartali la Vuelta non aveva la stessa importanza di oggi, a potersi fregiare della “triplice corona” erano stati finora solamente i francesi Jacques Anquetil e Bernard Hinault, il “cannibale” belga Eddy Merckx, il nostro Felice Gimondi e, recentemente, il chiacchierato spagnolo Alberto Contador, già squalificato per doping per due anni, ma tornato alle corse a livelli di vertice come se niente fosse.

Il podio. Ieri a Parigi è stata festa anche per i francesi: accanto a Nibali sul podio sono saliti infatti anche l’esperto Jean-Cristophe Peraud (2° a 7’.37”) ed il giovane Thibauld Pinot, terzo a 8’.15” e conseguentemente vincitore della maglia bianca riservata agli under 25. Due transalpini non salivano insieme sul podio esattamente da trent’anni, anche se nel 1984 ne avevano occupato i due gradini più alti: Laurent Fignon primo e Bernard Hinault (poi ultimo francese vittorioso nel 1987) secondo.

Le altre maglie di quest’anno: miglior scalatore è stato il polacco Rafal Majka, che ha meritatamente portato a Parigi la maglia a pois dopo aver vinto una tappa sulle Alpi e una sui Pirenei (anche se in classifica generale è incredibilmente solo 44esimo, staccato di oltre due ore). Terza maglia verde della classifica a punti consecutiva per lo slovacco Peter Sagan, quest’anno però senza aver vinto neanche una tappa: anche ieri la volata finale ha visto infatti la vittoria – la quarta – del tedesco Marcel Kittel.

Anche i “premi di consolazione” parlano italiano e francese: la migliore squadra è stata la transalpina AG2R (quella di Perauld e dello sfortunato Romain Bardet, sesto in classifica generale dopo aver perso l’accesso alla “top five” a causa di una foratura durante la cronometro). Un meritatissimo gran premio finale della Supercombattività – meglio noto come “Numero rosso” – è stato invece assegnato dalla giuria al friulano Alessandro De Marchi, autore nelle tre settimane del Tour di numerosissime fughe, nessuna delle quali è purtroppo giunta al traguardo. Da ricordare, per i colori azzurri, anche la bella vittoria di Matteo Trentin nella settima tappa.

Le delusioni. Ha deluso invece lo spagnolo Alejandro Valverde (altro ex squalificato per doping, 4° a 9’.40”), che non ha mai impensierito Nibali, che è riuscito ad attaccare (peraltro senza risultati) in una sola occasione, e che tappa dopo tappa ha definitivamente perso terreno: in montagna e perfino a cronometro, di cui in teoria sarebbe uno specialista, dato che è campione spagnolo in carica della specialità. Rimasto molto più indietro l’australiano Richie Porte, staccatosi dal gruppo dei migliori sia sulle Alpi che sui Pirenei. Purtroppo nelle prime tappe erano stati costretti al ritiro da cadute e fratture entrambi i favoriti della vigilia: il britannico Chris Froom (campione in carica) e Contador (comunque già staccato di 2’.30” da Nibali) e questo ha certamente impoverito lo spettacolo.

Verso il Campionato del Mondo. Adesso Nibali si trasferirà in Belgio e Olanda per le tradizionali corse “di alleggerimento” post-Tour; poi il 20 agosto sarà a Messina, dove sarà festeggiato con tutti gli onori, e subito dopo andrà a Cesenatico a trovare la mamma di Marco Pantani, che prima della partenza gli aveva inviato una delle maglie gialle indossate da suo figlio, e a cui potrà ora contraccambiare il dono. Poi si godrà finalmente un po’ di meritato riposo con la sua famiglia: ma non troppo, perché la stagione ciclistica è tutt’altro che finita. Sicuramente rinuncerà alla Vuelta (come aveva già fatto col Giro: il ciclismo moderno non consente di lottare al vertice per due grandi corse consecutive), ma il 28 settembre il commissario tecnico della nazionale, Davide Cassani, lo vorrebbe come capitano azzurro al campionato del Mondo, che quest’anno si correrà in Spagna. Nibali, che è anche campione italiano in carica e quindi indossa per un intero anno la maglia tricolore, ha già fatto sapere che gli piacerebbe molto concludere in questo modo una stagione assolutamente straordinaria.

Di Alessandro Testa

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