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Al Ghetto niente mezze misure: “I palestinesi vogliono massacrare la nostra gente”

di Domenico Cappelleri10 Luglio 2014
10 Luglio 2014

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Al ghetto ebraico di Roma si vive in un clima surreale. Non si odono le solite chiacchere da bar tra anziani, il silenzio regna, rotto solo dal vocìo di qualche bambino che gioca per strada. «Ho due figli e tre nipoti in Israele, in questo momento vorrei essere lì con loro» dice un uomo sulla cinquantina, kippah in testa e occhi cerulei persi nel vuoto. Alla vista di una telecamera si allontana, salvo poi girarsi con gli occhi lucidi dicendo: «Vogliono massacrare la nostra gente, non è giusto».
Addentrandosi per le vie si respira aria pesante, affisse ai muri del quartiere, ricorre la foto dei tre giovani autostoppisti isreaeliani uccisi a Hebron. I commercianti sull’uscio della porta dei propri negozi osservano i cronisti con la videocamera, la sensazione è quella di non essere voluti.
All’improvviso un uomo si avvicina, non vuole essere inquadrato: «cancellate tutto, avete ripreso delle persone, non ne avete il permesso», quindi si appropinqua alla videocamera e fissa la mia collega che è costretta a cancellare le ultime clip realizzate.
Dopo il peregrinare di qualche minuto, un ragazzo di circa trent’anni si avvicina. Esordisce così: «Mi chiamo Gianluca e sono fiero di essere ebreo».
«Io penso che Isreale farebbe volentieri a meno di invadere con i soldati di terra la Striscia di Gaza, perché significherebbe un’ulteriore perdita di vite umane – dice. «L’obiettivo di Israele non è uccidere palestinesi, ma uccidere gli assassini di Hamas». Il ragazzo si è laureato in comunicazione all’università di Roma tre, lui come tanti altri, ha parenti e amici in Israele: «Ogni giorno al telefono ho notizie sempre meno rassicuranti». Gianluca spiega poi perché all’interno del ghetto la gente è tanto riluttante: «Il mio popolo crede poco ai media tradizionali per le falsità che vengono diffuse. Da Gaza arrivano tutti i giorni notizie contro l’esercito isreaeliano. E’ Hamas che ammazza i civili».
In via del Tempio davanti alla Sinagoga un uomo ascolta sulla propria auto le ultime sullo stato di crisi. Una donna dai tratti arabi, con il velo in testa, entra senza problemi nel ghetto, proviamo ad avvicinarci. «Cosa pensa lei di ciò che sta accadendo?» Lei ci pensa su, poi afferma: «Ritengo che da una guerra usciremo tutti sconfitti». Poi con passo affrettato si allontana senza voltarsi. Al termine del giro si ripresenta il signore dagli occhi azzurri con la kippah in testa e dice: «scusate se non mi sono fatto intervistare ma sono troppo coinvolto emotivamente. Noi tutti qui dentro lo siamo».

Domenico Cappelleri

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