La crisi mediorientale si trova ai massimi storici degli ultimi anni. Il premier israeliano Netanyahu dichiara, dopo i bombardamenti contro la striscia di Gaza dei giorni scorsi, che se Hamas non smetterà di lanciare missili sul territorio israeliano, lo Stato ebraico potrebbe agire con le truppe di terra, portando, di fatto, all’occupazione della striscia. I rischi di una guerra sembrano diventare ogni giorno più concreti.
L’operazione “Protective Edge” (Margine protettivo), iniziata domenica sera, ha prodotto un vero massacro. Il bilancio delle vittime finora è di 74 morti tra i quali anche esponenti di spicco di Hamas e del Jihad Islamico, ma fonti palestinesi parlano anche di donne, anziane e bambini: due fratellini, di 12 e 13 anni a Shejaya; un bimbo di 4 anni e una donna a Zeitu. Dall’altro lato, missili che partono da Gaza e colpiscono Israele avvicinandosi pericolosamente alla centrale nucleare di Dimora nel deserto di Neghev.
Tra il presidente palestinese Abu Mazen e quello israeliano Shimon Peres, nel frattempo, il dialogo sembra a un punto morto. Mazen parla di massacro: “E’ un genocidio, devono interrompere subito questo spargimento di sangue”. Da parte israeliana Peres chiede esplicitamente di interrompere il lancio di missili come condizione necessaria per non procedere a un’offensiva via terra.
Dal mondo occidentale, le reazioni sono sempre equidistanti. Obama invita entrambi al dialogo e a un cessate il fuoco repentino, a Mosca il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini discute con quello russo, Serghei Lavrov, della difficile situazione in Medio Oriente. Per la Mogherini, “l’Unione Europea è tenuta ad avere un ruolo nella ripresa dei negoziati”.
Il mondo arabo, invece, condanna fermamente i raid israeliani. La Giordania chiede di “fermare la barbara aggressione” di Israele contro la striscia di Gaza, il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, intima gli USA ad “obbligare Israele a rispettare i propri impegni” con i palestinesi. L’Iran attacca duramente lo Stato ebraico, mentre l’Egitto si rivolge a entrambe le parti per una tregua repentina che, però, lo stesso portavoce del ministro degli Esteri egiziano ha escluso possa essere mediata dal Cairo.
Stelio Fergola