Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato il tour commemorativo dedicato ai 100 anni dall’inizio della Prima guerra mondiale con la presenza al concerto evento di Riccardo Muti nel Sacrario militare di Redipuglia, monumentale luogo di eterno riposo per oltre 100mila caduti della Grande Guerra: le vittime, 39.867 noti e 60.330 ignoti, sono sepolti nel più grande complesso monumentale cimiteriale d’europa. I numeri drammatici, per il presidente, non possono che essere un monito per mantenere la pace in futuro. Un’occasione per rilanciare anche il discorso europeista: “Solo un’ Europa davvero unita può metterci al riparo dal ripetersi di simili orrori”.
Il presidente, giunto al Sacrario assieme alla moglie Clio, è stato affiancato nella commemorazione da altri capi di Stato, il Presidente sloveno Borut Pahor, il croato Ivo Josipovic, e il presidente del Consiglio federale austriaco, Ana Blatnik.
Oltre settemila spettatori hanno assistito all’evento, tutti in piedi ad applaudire. Poi le prime note, con le esibizioni del coro alpino e della Fanfara Brigata Alpina Cadore.
La commemorazione è proseguita con gli inni nazionali, con la chiusura finale di quello italiano. Infine il “silenzio” in memoria dei morti.
Il maestro Riccardo Muti è salito sul palco e, accolto da calorosi applausi, ha aperto il concerto con la prima nota della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi.
La seconda tappa della riconciliazione si svolgerà oggi in terra slovena e stavolta sarà il presidente italiano a ricordare le vittime dell’altra sponda.
A Nova Gorica è stata allestita la “panchina della pace”, fatta in legno, costruita apposta per questa occasione, e sistemata sul Monte Santo: lì si sederanno Napolitano e Pahor, sotto la targa che ricorda le centinaia di migliaia di vittime, simbolo del dramma della guerra fra due amici ritrovati piuttosto che un colloquio fra capi di Stato.
Sempre a Nova Gorica è stato costruito un simbolico confine disegnato da ciotole di fiori, là dove, un secolo fa, c’era filo spinato e trincee. Dove scorreva sangue, insomma, si spera che oggi e per sempre ci sia il dialogo.
Stelio Fergola