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“Berluskozy”. Attacco alla magistratura dopo le accuse: giustizia strumentalizzata

di Roberto Maria Rotunno03 Luglio 2014
03 Luglio 2014

sarkozyLe toghe rosse sono arrivate anche oltralpe. Il format è quello italiano, ma il set questa volta è ambientato in una Francia che, per questa volta, arriva dopo di noi. Il protagonista è l’ex capo di Stato Nicolas Sarkozy che si trova a recitare un copione già scritto e interpretato in Italia dall’ex cavaliere Silvio Berlusconi. Succede così che quella che l’ex cav chiamava “giustizia politicizzata”, in Francia diventa la “justice instrumentalisée”. Quello che da noi era il complotto dei giudici comunisti contro Berlusconi, superate le Alpi si trasforma in “acharnement des juges” contro Sarkozy. Questione di lingua, non di sostanza.

I fatti sono su tutte le pagine dei giornali, francesi e non. Alcuni giorni fa, l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato fermato e interrogato per quindici ore. Le accuse sono gravi: ricettazione della violazione del segreto professionale, corruzione attiva e traffico di influenze attivo. Reati che, se confermati in sede processuale, getterebbero grosso discredito sulla levatura morale dell’ex capo di Stato francese. E che suonano come una beffa nei confronti di quell’uomo politico che, anche sulla base dei guai giudiziari di Berlusconi, non ha risparmiato ironia e scherno verso l’ex premier italiano e verso la credibilità di tutta la nazione.

Fece discutere, alcuni anni fa, l’episodio delle risate tra Sarkozy e Angela Merkel che, interpellati circa la figura di Berlusconi, non risposero guardandosi negli occhi e sghignazzando. La vicenda spaccò in due il paese italiano: da un lato i berlusconiani che non sopportarono l’umiliazione internazionale, dall’altro una certa sinistra che colse l’occasione per l’ennesima dimostrazione dello scarso credito che il governo di centrodestra aveva fuori dai confini della penisola. Oggi però, proprio Sarkozy, finito pure lui nel vortice della giustizia, utilizza la stessa e identica strategia comunicativa di chi, solo due anni fa, gli provocava le risate divertite.

I reati sono molto gravi e per certi versi, sebbene con dovute distinzioni, simili a quelli che hanno portato alle condanne di Berlusconi. Ma la tattica difensiva è identica: screditare l’indipendenza e l’autonomia dei giudici (tra l’altro provocando la reazione dell’associazione dei magistrati) anziché intervenire nel merito delle accuse affidandosi ad un generico “non ho mai commesso atti contrari ai principi repubblicani”.

C’è anche un altro parallelo: a indagare Sarkozy sono due giudici donne. Vecchia fissazione di Berlusconi che da sempre racconta la storia di un complotto femminista dettato da moralismi nei confronti delle sue abitudini “sentimentali”. Erano donne i giudici che hanno deciso per il rinvio a giudizio sul caso Ruby, quelle che hanno quantificato il faraonico assegno a seguito del divorzio con Veronica Lario ed è una donna (e che donna!) la famigerata pm di Milano Ilda Boccassini.

Quello che invece non è riuscito a Sarkozy è una strategia di fuga dalle privazioni della libertà personale. Se Berlusconi in vent’anni è riuscito a sfuggire tra lodi, impedimenti, accorciamento della prescrizione e altri provvedimenti ad personam tanto che a 78 anni suonati e tre condanne (solo una definitiva, fino a questo momento) è stato costretto solo ai servizi sociali, il povero Nicolas ha già passato una notte in stato di fermo. Episodio che deve aver placato l’allegria dal volto di Sarkozy. E che deve aver riportato alla mente di Berlusconi quel vecchio proverbio secondo il quale “ride bene chi ride ultimo”.

Roberto Rotunno

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