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Pos “obbligatorio” da oggi per le spese oltre i 30 euro. Un altro regalo alle banche?

di Nino Fazio30 Giugno 2014
30 Giugno 2014

Pago Pos-t, l’utopia della “tracciabilità” dei pagamenti senza sanzioni

In principio erano le spese superiori ai mille euro. Da oggi, il pagamento tracciabile diventa obbligatorio anche per le spese superiori ai 30 euro. A patto che il cliente lo richieda, però. Il provvedimento voluto dal governo Monti, in origine previsto per il gennaio 2014, è slittato di sei mesi per la protesta delle associazioni di categoria. Il cliente potrà chiedere di pagare tramite assegno, bonifico o bancomat. Proprio questo metodo di pagamento aveva generato le proteste dei professionisti. L’uso della moneta elettronica prevede, infatti, l’istallazione di un terminale Pos, la macchinetta che consente il pagamento tramite bancomat o carta di credito. Una spesa, tra costi fissi e canone mensile, che secondo la Cgia di Mestre si aggirerebbe intorno ai 1200 euro l’anno. La Confesercenti, addirittura, rilancia, stimando costi di esercizio di 1.032 euro da aggiungere a quelli di 650 euro per le commissioni. Complessivamente, le imprese italiane sborseranno 5 miliardi di euro l’anno.

Al solito, anche il fronte dei cittadini italiani si spacca tra “apocalittici” e “integrati”, volendo usare la definizione che Umberto Eco coniò 50 anni fa a proposito di media e cultura di massa.

Per i primi, gli apocalittici, i costi di questa novità si riversano direttamente sugli esercenti e, quindi, sui consumatori, a vantaggio – tanto per cambiare – delle banche. Per gli integrati, invece, la lotta all’evasione passa inevitabilmente dalla ricostruzione dei flussi di denaro: tagliare al minimo i pagamenti in contanti è una svolta decisiva nella lotta ai “furbetti”.

Entrambi, stavolta, saranno delusi: la via di mezzo non accontenta nessuno e assomiglia sempre di più al solito “pasticciaccio” all’italiana: chi si rifiuta di dotarsi di un terminale pos non va incontro a sanzioni. Il cliente può dunque chiedere, come già avveniva, di pagare tramite bancomat. Al diniego del commerciante, dell’artigiano o del professionista, può solo andarsene, allungando la “lista nera” degli esercizi commerciali da evitare. La lotta all’evasione fiscale affidata al senso civico dei cittadini: nulla di nuovo, insomma. Di certo poca roba in confronto alla “ratio” della norma: la tracciabilità dei pagamenti inferiori ai mille euro, oltre i quali c’è già il divieto di pagamento in contanti, a causa delle norme antiriciclaggio.

Sotto traccia, l’obiettivo del legislatore è anche quello di avvicinare il cittadino italiano agli standard europei. In Italia le carte di debito sono circa 44,2 milioni, le prepagate 19,8. I Pos installati in Italia sono 398 ogni mille imprese, al di sotto della media europea di 469. A sentire la Confesercenti, comunque,  ben il 69% degli italiani non ha voglia di cambiare le proprie abitudini di pagamento. Esercenti e clienti, ancora una volta, stiano tranquilli: fatta la legge, trovato l’inganno. O forse, stavolta è l’inganno che ha plasmato la legge.

Nino Fazio

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