In principio erano le spese superiori ai mille euro. Da oggi, il pagamento tracciabile diventa obbligatorio anche per le spese superiori ai 30 euro. A patto che il cliente lo richieda, però. Il provvedimento voluto dal governo Monti, in origine previsto per il gennaio 2014, è slittato di sei mesi per la protesta delle associazioni di categoria. Il cliente potrà chiedere di pagare tramite assegno, bonifico o bancomat. Proprio questo metodo di pagamento aveva generato le proteste dei professionisti. L’uso della moneta elettronica prevede, infatti, l’istallazione di un terminale Pos, la macchinetta che consente il pagamento tramite bancomat o carta di credito. Una spesa, tra costi fissi e canone mensile, che secondo la Cgia di Mestre si aggirerebbe intorno ai 1200 euro l’anno. La Confesercenti, addirittura, rilancia, stimando costi di esercizio di 1.032 euro da aggiungere a quelli di 650 euro per le commissioni. Complessivamente, le imprese italiane sborseranno 5 miliardi di euro l’anno.
Al solito, anche il fronte dei cittadini italiani si spacca tra “apocalittici” e “integrati”, volendo usare la definizione che Umberto Eco coniò 50 anni fa a proposito di media e cultura di massa.
Per i primi, gli apocalittici, i costi di questa novità si riversano direttamente sugli esercenti e, quindi, sui consumatori, a vantaggio – tanto per cambiare – delle banche. Per gli integrati, invece, la lotta all’evasione passa inevitabilmente dalla ricostruzione dei flussi di denaro: tagliare al minimo i pagamenti in contanti è una svolta decisiva nella lotta ai “furbetti”.
Entrambi, stavolta, saranno delusi: la via di mezzo non accontenta nessuno e assomiglia sempre di più al solito “pasticciaccio” all’italiana: chi si rifiuta di dotarsi di un terminale pos non va incontro a sanzioni. Il cliente può dunque chiedere, come già avveniva, di pagare tramite bancomat. Al diniego del commerciante, dell’artigiano o del professionista, può solo andarsene, allungando la “lista nera” degli esercizi commerciali da evitare. La lotta all’evasione fiscale affidata al senso civico dei cittadini: nulla di nuovo, insomma. Di certo poca roba in confronto alla “ratio” della norma: la tracciabilità dei pagamenti inferiori ai mille euro, oltre i quali c’è già il divieto di pagamento in contanti, a causa delle norme antiriciclaggio.
Sotto traccia, l’obiettivo del legislatore è anche quello di avvicinare il cittadino italiano agli standard europei. In Italia le carte di debito sono circa 44,2 milioni, le prepagate 19,8. I Pos installati in Italia sono 398 ogni mille imprese, al di sotto della media europea di 469. A sentire la Confesercenti, comunque, ben il 69% degli italiani non ha voglia di cambiare le proprie abitudini di pagamento. Esercenti e clienti, ancora una volta, stiano tranquilli: fatta la legge, trovato l’inganno. O forse, stavolta è l’inganno che ha plasmato la legge.
Nino Fazio