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Giustizia, il governo tradisce il calendario. Oggi in cdm solo le linee guida della riforma

di Roberto Maria Rotunno30 Giugno 2014
30 Giugno 2014

Andrea-OrlandoQuando il centrosinistra affronta la Giustizia, sa già che sta per addentrarsi in un campo minato. Anche per questo, nel consiglio dei Ministri di oggi, saranno discusse solo le linee guida della riforma e non l’intero pacchetto. Il momento è delicato: il tema rappresenta da sempre un terreno di scontro culturale tra destra e sinistra e probabilmente non è saggio affrettarsi quando sul tavolo della maggioranza siede il partito di Angelino Alfano. L’obiettivo dell’esecutivo è quindi quello di non rischiare divergenze tra i sostenitori del governo ora che in agenda ci sono le riforme costituzionali che richiedono una ampia condivisione ed è meglio mantenere calme le acque soprattutto durante il semestre europeo di presidenza italiana.

E così salta l’appuntamento messo in calendario da Renzi in sede di insediamento, quando il premier promise una riforma al mese. Il pacchetto giustizia non è inserito nell’ordine del giorno di oggi in cdm, ma sarà comunque oggetto di discussione: il ministro Andrea Orlando terrà un intervento nel quale ne illustrerà le linee guida. A partire dal problema dell’ipertrofia del contenzioso civile. Il governo pensa a misure che disincentivino il ricorso ai giudici (attraverso l’obbligo di pagamento delle spese processuali da parte del soccombente) e al tempo stesso favoriscano le soluzioni stragiudiziali: la possibilità di accordo tra avvocati e l’allargamento dei ricorsi ai collegi arbitrali.

Poi ci sarebbe il provvedimento molto caro a tutto il centrodestra, vale a dire la responsabilità civile dei giudici. Alcuni giorni fa, alla Camera c’è stato il pasticcio di maggioranza che ha portato all’approvazione dell’emendamento Calderoli alla comunitaria. La proposta del leghista prevede la responsabilità diretta del magistrato per gli errori giudiziari. Nei prossimi giorni si lavorerà a una correzione che tenti la mediazione tra le richieste del Ncd, che per la verità registrano consensi anche tra alcuni onorevoli democratici, e quelle delle toghe che leggono nel provvedimento una ripicca della politica contro la magistratura per le inchieste scattate nelle ultime settimane. Il compromesso potrebbe consistere nell’abolire il filtro della Corte d’Appello, che oggi giudica sull’ammissibilità dei ricorsi contro gli errori giudiziari ma mantenere la responsabilità indiretta. In pratica, non sarà possibile denunciare un giudice: si potrà chiedere un risarcimento allo Stato, che poi in un secondo momento dovrà rivalersi sul magistrato.

Anche in tema di intercettazioni, ma questo è ovvio, il governo vuole andarci cauto. Da un lato c’è il “partito dei garantisti” che vorrebbe una stretta sull’utilizzo delle conversazioni a salvaguardia della privacy, dall’altro ci sono i magistrati che ritengono fondamentali le captazioni telefoniche ai fini processuali. La proposta potrebbe prevedere quindi l’obbligo di inserire soltanto le sintesi delle conversazioni sui provvedimenti destinati a diventare di pubblico dominio, con i testi integrali conservati in fascicoli a parte. In maniera tale da limitarne soltanto la divulgazione e non anche l’utilizzo da parte dei giudici. Altri provvedimenti attesi sono quelli relativi al falso in bilancio e all’autoriciclaggio, sui quali ci sono proposte di iniziativa parlamentare al vaglio della commissione presieduta da Nitto Palma.

 Roberto Rotunno

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