Notizia dal gusto dolce amaro per i giornalisti in attesa di prepensionamento. In arrivo 25 milioni di euro per sostenere le uscite anticipate, fondi che tuttavia non basteranno per tutti e ci sarà, pertanto, chi sarà costretto a rimanere a bocca asciutta.
Proprio ieri il sottosegretario Luca Lotti ha avviato l’iter per il decreto della presidenza del consiglio che dà attuazione al Fondo straordinario per l’editoria da 120 milioni di euro, fino al 2016, anticipando che a settembre verranno presentati la riforma dei contributi diretti all’editoria e gli stati generali del settore con un probabile disegno di riforma Rai.
I 25 milioni in arrivo che contribuiranno ad avviare le richieste di uscita già presentate e rimaste in coda, serviranno per 170 prepensionamenti ma, secondo le stime di “Italia Oggi”, non saranno sufficienti per tutti: 30-40 potrebbero rimanere senza copertura. Tutto dipenderà dai casi singoli e dal fatto che alcune aziende potrebbero rivedere al ribasso le loro richieste di prepensionandi. Questo perché a ogni tre prepensionamenti deve corrispondere un’assunzione e non tutte le case editrici sono propense ad assorbire il numero minimo di nuovi assunti richiesti.
Ma bisognerà attendere circa un mese per sbloccare i 25 milioni di euro che fanno parte dei 47 milioni stanziati per quest’anno dal Fondo straordinario per l’editoria.
Un decreto, quello dell’onorevole del Pd, Lotti, che impone di stabilizzare almeno il 20% dei precari di un’azienda che ha avuto il beneficio degli sgravi contributivi statali che ammonterebbero quasi al 100% nel caso in cui il precario fosse assunto a tempo indeterminato. Per coprire finanziariamente le spese degli sgravi ci sono a disposizione 11 milioni di euro.
La sfida del sottosegretario che avrebbe anche posto il divieto di riassumere con contratti di collaborazione i redattori fuorisusciti, e quello di premiare con bonus i dirigenti di aziende che hanno ridotto il personale dipendente, è di arrivare a mille assunzioni entro fine mese, di cui 300 quest’anno.
Il segretario Fnsi, Franco Siddi, intervenendo sul decreto, ha spiegato che “ci sono elementi che possono determinare la svolta del comparto. Torna la fiducia – ha continuato Siddi – nel programmare investimenti e, al contempo, si tiene conto delle aziende in difficoltà. Il sistema aveva bisogno di un intervento statale, altrimenti non ce l’avrebbe fatta da solo”.
L’ultimo documento di convalida e rinnovo del contratto di lavoro dei giornalisti era stato siglato ieri tra Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) e Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), destando non poche polemiche interne alle correnti e gruppi della FNSI, dell’Ordine e del mondo giornalistico in genere. Molti lamentano i compensi “da fame”: un autonomo, free lance o precario “stakanovista”, che lavorasse a tempo pieno anche per due o tre testate, arriverebbe a guadagnare, con le cifre indicate nell’intesa (e con i minimi da contratto), al massimo 5-6.000 euro lordi l’anno. Lo stesso presidente dell’Ordine, Iacopino, che non ha firmato l’intesa, aveva parlato di “vergogna”.
Samantha De Martin