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Sudan, liberata Meriam, la donna condannata a morte per apostasia. Ma si teme ancora per la sua vita

di Elisa Mariella24 Giugno 2014
24 Giugno 2014

5fc21e50aa224ff70b33a543828369d2-kul-U10301671407158vJ-568x320@LaStampa.it meriamFinalmente tornerà a casa Meriam, la donna condannata per apostasia dai fratelli, in seguito alla sua conversione al cristianesimo e al matrimonio celebrato con un uomo non musulmano. Qualche mese fa, la donna era stata prelevata dalla propria abitazione dalle forze di polizia locali per aver infranto la legge islamica che vieta la conversione a religioni diverse. «Meriam è libera, l’hanno rilasciata e si trova in un luogo sicuro». Lo ha confermato alla Bbc Elshareef Ali, avvocato di Meriam Yahia Ibrahim Ishag e lo riferisce Antonella Napoli dell’associazione Italians for Darfur. Dopo mesi di prigionia passati in cella senza poter vedere il marito, la Corte d’appello del Sudan ha ordinato il rilascio della donna cristiana (madre di due bambini, la più piccola nata appena un mese fa) e ha annullato la precedente sentenza di condanna a morte. La vicenda, che ha scatenato l’indignazione e la mobilitazione di organizzazioni internazionali, governi e personalità influenti, ha avuto quindi un epilogo positivo.

La donna, condannata a una pena capitale orrenda (morte per impiccagione), ha visto in suo favore una mobilitazione nazionale senza precedenti: da Amnesty International alla Commissione dei Diritti umani del Sudan e profonda indignazione è stata espressa anche dal governo britannico e dall’Unione europea. Italians for Darfour ha poi raccolto oltre 150 mila firme per la liberazione di Meriam. Ora però, l’incubo per la donna sembra non essere ancora finito: spostata in un luogo sicuro, Meriam verrà presto trasferita con la famiglia negli Stati Uniti per evitare che lo stesso fratello che l’aveva denunciata possa ucciderla per “fare giustizia” secondo le leggi islamiche.

Il ministro degli Esteri Federica Mogherini, soddisfatta per la conclusione positiva della vicenda ha dichiarato: «L’Italia si era impegnata molto sin dall’inizio», ricordando che il Presidente del Consiglio Renzi e anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano si erano uniti all’appello per la salvezza della ragazza cristiana.

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