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Contratto nazionale giornalisti, prosegue oggi il confronto tra Fnsi e Fieg

di Alessandra Aurilia23 Giugno 2014
23 Giugno 2014

Sono ore decisive per le sorti del giornalismo freelance in Italia. Continua oggi la trattativa sul contratto nazio­nale di lavoro giornalistico intrapresa dalla Federazione italiana editori giornali (Fieg) con la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi).
Il 19 giugno le due parti hanno firmato l’accordo per “favorire l’ampliamento del mercato del lavoro nel settore editoriale e l’ingresso di giovani professionisti qualificati anche nel campo dei nuovi media”. Nella riunione, presieduta dal sottosegretario all’Editoria Luca Lotti, sono state varate le tabelle delle “tariffe minime” per il lavoro giornalistico, mediante la delibera della Commissione per la valutazione dell’Equo compenso (istituita ai sensi dell’art. 2 comma 1 della legge n. 233/2012) e la decisione (approvata da Governo, ministero del Lavoro, ministero dello Sviluppo economico, Fnsi, Inpgi e Fieg) ha incontrato la dura opposizione dell’Ordine dei giornalisti, dell’Associazione stampa romana e della rete dei freelance italiani che ha già in programma una manifestazione di protesta nella Capitale.

Un “accordo truffa”. La delibera stabilisce un compenso minimo di 250 euro ad arti­colo per i men­sili, 67 per i perio­dici, 20,80 euro per i quo­ti­diani, 6,25 euro per un lan­cio di agen­zia o per una segna­la­zione sul web. “Ora non sarà più possibile agli editori pagare 5 euro al massimo a pezzo. Ora si starà stabilmente 3 volte sopra questa soglia”, ha dichiarato con soddisfazione l’Fnsi. Ma la trappola è appena dietro l’angolo. L’accordo precisa che “gli articoli devono avere ‘almeno’ 1.600 battute e devono essere ‘pubblicati’”. Ciò significa che un articolo più breve potrebbe non essere affatto pagato. Inoltre, stando ancora al testo della delibera, il lavoro giornalistico autonomo (e quindi, in sostanza, il precariato) è ora riconosciuto per legge sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa (c.d. CoCoCo), la quale, nell’ottica della Commissione, impedirebbe agli editori di “mascherare” i redattori abusivi, ma in realtà non fa altro che penalizzare ulteriormente una categoria già profondamente in difficoltà (pari al 60% dei gior­na­li­sti oggi attivi in Ita­lia), incentivandone lo sfrut­ta­mento a costi sempre più bassi.

Le voci della protesta. E’ un accordo che ‘legalizza lo schiavismo in redazione’”: così ha commentato il Comitato di redazione del Tg5, lanciando una peti­zione su change​.org (già fir­mata da 800 per­sone) per chiedere  un con­gresso straor­di­na­rio della Fnsi. “Non è affatto la tutela del ‘lavoro auto­nomo’ – scrive il Cdr – ma è la lega­liz­za­zione dello schia­vi­smo e la tutela di atti­vità non giorna­li­sti­che. Non si soprav­vive facendo que­sto mestiere con 250 euro lordi al mese”.
Pronta anche sulla home page di Puntoeacapo  una “diffida formale all’Fnsi a non firmare alcun rinnovo del Contratto di lavoro con la Federazione italiana editori (Fieg)”. Della stessa posizione è l’Associazione stampa romana. “Tali modifiche rappresentano un pericolo, così come l’accordo sul lavoro autonomo e l’Equo Compenso, per l’esistenza stessa della categoria e della professione – ha dichiarato Paolo Butturini, segretario Asr – realizzandone la definitiva precarizzazione e rendendola totalmente subalterna al volere degli editori”.

Alessandra Aurilia

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