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Iraq, Kerry a Baghdad a colloquio con il premier iracheno. L’Isis continua la sua avanzata

di Silvia Renda23 Giugno 2014
23 Giugno 2014

kerryLa situazione sta precipitando verso l’abisso più profondo in Iraq, dove l’Isis, il gruppo terrorista jihadista, continua la sua avanzata, incontrando la fiacca opposizione dell’esercito iracheno. Il controllo sembra essere sfuggito totalmente di mano alle truppe di Baghdad dalla notte del 6 giugno, quando la marcia di conquista dell’Isis ha subito un’ulteriore accelerazione. In quella data un gruppo armato ha attaccato Mosul, nell’Iraq settentrionale, mentre in contemporanea un gruppo di jihadisti faceva partire il suo assalto verso la sede dell’università di Ramadi, prendendo in ostaggio gli studenti dell’ateneo. E dall’inizio dell’anno si sono moltiplicati gli attacchi, i morti suicidi e i rapimenti per mano del gruppo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante.

Kerry a Baghdad – In un crescente clima di tensione sale anche la preoccupazione statunitense ed è previsto per oggi l’arrivo a Baghdad del segretario di Stato John Kerry. L’interlocutore di Kerry sarà il premier iracheno al-Maliki e la discussione tra i due si preannuncia tutt’altro che tranquilla. La volontà degli Stati Uniti, infatti,potrebbe essere quella di convincere il capo del governo sciita a dimettersi, per favorire la nascita di un nuovo esecutivo disposto a concessioni nei confronti della minoranza sunnita, in modo tale da bruciare un possibile alleato dei jihadisti, che intanto hanno già strappato dalle mani dell’esercito iracheno le città di Rutba, Rawah e Ana.

Diaspora irachena – Intanto l’agenzia d’informazione Dpa continua ad aggiornare sulla rassegna dei morti nella guerra irachena. E, secondo l’agenzia, sarebbe di 57 persone uccise il bilancio dell’attacco ad un convoglio che trasportava prigionieri. Tra loro 50 detenuti e sette assalitori. Incolumi le forze dell’ordine che hanno risposto all’attacco, riportando però tre feriti tra i propri agenti.
Il dramma è divenuto insostenibile per i civili che continuano ad abbandonare le proprie case, dove ormai il rischio per la vita è altissimo. La meta scelta per circa un milione e mezzo di loro, secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, è il vicino e più sicuro Kurdistan iracheno.

Silvia Renda

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