“Siamo a un passo dalla chiusura”. Sono queste le parole di Matteo Renzi sicuro dell’accordo sulla riforma del Senato. Il disegno di legge dovrebbe approdare in commissione nelle prossime due settimane e il premier spera nell’approvazione del testo entro l’estate.
Il nuovo Senato, tra le novità più rilevanti della riforma, perderà il potere di votare la fiducia al governo, superando il bicameralismo perfetto che rallenterebbe il sistema istituzionale. Le competenze dei senatori post-riforma riguarderanno la legislazione regionale ed europea, leggi elettorali e costituzionali, e potranno concorrere per eleggere il capo dello stato. “Il Senato non è più quel dopolavoro che era diventato: avrà un potere nel processo legislativo europeo anche nella fase di formazione delle direttive” ha spiegato la democratica Anna Finocchiaro.
Intanto la composizione del nuovo Senato è ancora oggetto di trattativa, l’accordo raggiunto tra Pd e Forza Italia prevede a Palazzo Madama una ventina di sindaci circondati da una maggioranza di consiglieri regionali che dovranno accontentarsi dello stipendio che ricevono per l’incarico sul territorio. Un accordo che potrebbe ricevere l’approvazione della Lega, favorevole alla non elettività del Senato. “L’elezione indiretta – ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio – serve per avere istituzioni leggere, che non si appesantiscono. È stato fatto un grande lavoro in questa settimane, si sta trovando un equilibrio su una semplificazione estrema”.
Anche il Quirinale avrà una quota e potrà designare parte dei senatori tra personalità che abbiano illustrato la vita civile. Una decisione, però, che ha riscontrato l’opposizione di Forza Italia che ritiene eccessiva la quota riservata al Presidente della Repubblica. “Abbiamo un capo dello Stato che è passato al di là della sua funzione prevista dalla Costituzione. Il problema è che oggi il presidente della Repubblica non ha una legittimazione popolare per svolgere il proprio mandato” ha dichiarato ieri Silvio Berlusconi, tornato in parlamento dopo 4 mesi. Il leader di Forza Italia ha poi avanzato la proposta dell’elezione diretta del capo dello Stato. Una questione delicata che Renzi non ha intenzione di affrontare, “siamo a un passo dalla chiusura, aprire il discorso sul presidenzialismo sarebbe inopportuno e intempestivo” ha dichiarato il premier.
Intanto si continua a lavorare sulla legge elettorale a doppio turno approvata dalla Camera. Le novità saranno tre: la soglia per ottenere il premio di maggioranza salirà dal 37,5% al 40%; le soglie di sbarramento verranno uniformate al 4% sia per liste coalizzate sia per liste fuori dalle coalizioni e al posto delle liste bloccate torneranno le preferenze o in alternativa i seggi.
Alberto Gentile