Dal loro blog, con un post domenicale insolito, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno deciso di chiedere a Matteo Renzi di aprirgli la porta del Nazareno e invitarli al tavolo della riforma elettorale. Una richiesta fatta con finalità politiche lontane dall’“idillio” di una nuova alleanza – figuriamoci – ma che mostra pur sempre la rivoluzione avvenuta due settimane fa nello staff della comunicazione del Movimento, così come il tentativo di destabilizzare gli equilibri politici che gravitano intorno al Pd. Risponde il premier, parlando al Tg5: «Grillo è un uomo che ci ha abituati ogni giorno ad una sorpresa, con lui non ci si annoia. È bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani. Magari lo streaming questa volta lo chiediamo noi».
Due le novità che hanno spinto Grillo alla coraggiosa mossa: il termine dei lavori per la stesura della loro proposta di riforma elettorale e la legittimazione popolare di Renzi alle elezioni europee. «Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato», ammette l’ex-comico sul blog. Unica remora: Grillo e Casaleggio vorrebbero discutere partendo dalla propria proposta di legge, basata sul proporzionale; Renzi ha più volte dichiarato l’assoluta impossibilità di accettare il proporzionale. Sul punto è intervenuta la democratica Debora Serracchiani: «Se una trattativa è seria e sincera, si ascolta prima di tutto chi ha fatto il lavoro prima di te: chi, come noi, ha cercato una proposta che mettesse d’accordo altre forze politiche». Lo scoglio che sarebbe stato insuperabile fino a un mese fa, vista la nuova volontà di Grillo di sostituire Forza Italia come “ago della bilancia” nelle decisioni del governo, appare però più che aggirabile.
D’altronde, i primi segnali di disgelo erano già arrivati dal recente incontro di una delegazione M5s con il ministro Andrea Orlando al ministero della Giustizia per “discutere della legge anticorruzione”. Anche all’eventuale incontro con il Pd sulla legge elettorale parteciperebbe una delegazione di quattro persone, con i due capigruppo M5s di Camera e Senato, oltre a Danilo Toninelli, uno degli autori del testo della proposta pentastellata, e Luigi Di Maio nel suo ruolo di vicepresidente della Camera.
A via del Nazareno, nel frattempo, si stappa lo spumante per la fila che si è creata alla porta. Il colpo di reni di Grillo ha messo in difficoltà Forza Italia, interlocutrice principe del governo, e ulteriormente indebolito il patto Renzi-Berlusconi, già azzoppato dalla debacle di Fi alle ultime elezioni. In caso di rottura, Renzi guadagnerebbe la parte più a sinistra del Pd senza perdere poi troppo da un bacino elettorale che si sta svuotando. Dall’altra parte c’è Angelino Alfano, anche lui con il dito incollato al citofono, anche lui alleato ridimensionato dalle urne a mini-alleato, fino ad oggi tenuto in ben poca considerazione ma pur sempre il secondo interlocutore (con Grillo) che preferirebbe un sistema proporzionale. In fila dietro ai Cinque stelle si è poi messa la Lega di Matteo Salvini, unica forza uscita veramente rinforzata dal voto europeo, anche lei, insieme al M5s, paladina caduta del “non fare accordi con nessuno”. Esulta persino il senatore Luis Alberto Orellana, espulso nei mesi scorsi dal gruppo pentastellato: «Sono contento della disponibilità del M5S ad incontrare il premier Matteo Renzi sulla legge elettorale e auspico che sia l’inizio di un diverso approccio, di un cambio di passo nella politica». Sottolinea poi come «questa apertura al dialogo corrisponda a quanto da me richiesto più e più volte. Dopo l’espulsione, gli insulti, le minacce di morte, ecco la conferma di essere ed essere stato sempre nel giusto. Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato e ora anche i fatti mi danno ragione».
Federico Marcello Capurso