Ha confessato questa mattina Carlo Lissi, il marito di Cristina Omes, padre di Giulia e Gabriele, i bambini di 5 anni e 20 mesi uccisi sabato sera insieme alla mamma nella villa di famiglia nel comune milanese di Motta Visconti.
Al termine di un lungo interrogatorio durato tutta la notte, Lissi, informatico 32enne, dal carcere di Pavia dove è stato trasferito prima dell’alba, dopo essere stato sottoposto sin dalla notte di sabato, a un serrato colloquio con gli investigatori, ha dichiarato di essere lui l’autore del triplice omicidio che aveva inizialmente lasciato pensare ad una rapina finita male.
Avrebbe ucciso perché travolto dalla passione per una collega di lavoro, Carlo Lissi che, dopo la confessione davanti agli investigatori coordinati dal procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, e dal suo sostituto Giovanni Benelli, avrebbe detto agli inquirenti (che non hanno mai smesso di confrontare le sue dichiarazioni con quelle di parenti e testimoni, richiamandolo più volte in caserma) di “volere il massimo della pena” per la strage.
Una scena raccapricciante quella presentatasi agli occhi dei soccorritori la notte di sabato, intorno alle 2, nella casa dell’orrore in cui giacevano i corpi martoriati dei due bambini, uccisi con un taglio alla gola, e quello della moglie, riversa nel soggiorno, colpita tre volte dalla punta di una lama.. La cassaforte aperta aveva inizialmente fatto pensare a una sanguinosa rapina, ma il fatto che fosse priva di segni di effrazioni evidenti sul forziere aveva poi dato modo agli inquirenti di ipotizzare una messa in scena. Anche il fatto che il bambino più piccolo non fosse stato risparmiato aveva fatto propendere i carabinieri di Milano, dopo le prime fasi di indagine, verso una pista familiare. Nel corso degli interrogatori nei confronti di Lissi, era poi emersa la notizia di gravi tensioni all’interno della coppia.
Era stato lo stesso marito a dare l’allarme sabato notte, quando, rientrato a casa dopo aver seguito la partita Italia-Inghilterra a casa di un amico in compagnia di altre 13 persone, aveva detto, sconvolto, ai soccorritori: “Guardate come me li hanno ammazzati…”. Ma alcuni vicini di casa riferiscono di aver sentito forti urla provenienti dalla casa già verso le 20.30 di sabato, che farebbero pensare a richieste di aiuto da parte della donna. Qualcuno racconta che tra Cristina – impiegata alla Sai Assicurazioni – e il marito, negli ultimi mesi, qualcosa non funzionasse. Si erano sposati sei anni fa ma, stando alle voci che circolano in paese, i due erano in fase di separazione.
Sulla pagina Facebook della vittima ci sono ancora le foto felici del matrimonio, così come nella mente degli abitanti di Motta Visconti, resta ancora impressa l’immagine di un quadretto familiare, apparentemente sereno, di moglie e marito, a passeggio in bicicletta, poche ore prima della strage, insieme alla piccola Giulia.
Tuttavia alcune frasi apparse, ultimamente, sul social network suonano come un infausto presagio. “Non trattarla male, mai” Ed ancora: “Quando una donna è stata ferita, cambia”. Ma non ha fatto in tempo a cambiare, Cristina. È morta prima, nella casa costruita insieme al marito, padre, e insieme assassino, dei suoi figli.
Samantha De Martin