«Gentile contribuente…». È così che inizia la lettera dell’Agenzia delle Entrate, spedita a circa 20.000 contribuenti in queste settimane. Ma è una lettera piena di errori, da matita rossa, con richieste che quasi nel 50% dei casi sono inesigibili dal fisco, perché inesatte.
Ad essere sottoposto al vaglio del fisco è il reddito 2009 delle persone fisiche che abbiano sostenuto spese ritenute al di fuori della propria capacità patrimoniale. E il rapporto di scostamento tra le entrate dichiarate e le uscite certificate deve essere superiore al 20%.
Il problema principale che si è verificato è l’incongruenza dei dati contenuti nei database di Sogei, la banca dati dell’Agenzia delle Entrate, che nell’ultimo periodo ha sofferto disfunzioni. L’ultima si era verificata la notte del 20 maggio, quando i siti italiani di poker online si sono bloccati per ore.
Il cervellone del Ministero dell’Economia e delle Finanze questa volta ha prodotto errori in quasi una missiva su due, di quelle inviate ai contribuenti, che sono o saranno annullate con l’autotutela, il meccanismo con il quale il fisco riconosce di aver commesso un errore e provvede ad azzerare la propria pretesa.
Ma vie di uscita ce ne sono. A patto che davvero ci siano le carte che attestano redditi congruenti. Il primo passo, vale a dire il contraddittorio, è obbligatorio. Dunque il contribuente deve presentarsi all’appuntamento indicato nella lettera (ha la possibilità tuttavia di posticiparlo di 15 giorni dalla data di ricevimento della missiva) e chiarire le incongruenze (anche verbalmente). Naturalmente si tratta di presentare passaggi verificabili e tracciabili, a differenza dei dati della Sogei.
Insomma, il fisco richiede di verificare i redditi del 2009, a distanza di cinque anni, con richieste che quasi nel 50% dei casi sono errate, ma tu, “gentile contribuente”, entro 15 giorni hai la possibilità di dimostrare l’errore.
Nicola Maria Stacchietti