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Il quotidiano incontra i lettori: folla a Napoli per la Repubblica delle Idee

di Anna Bigano09 Giugno 2014
09 Giugno 2014

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Una “R” in vetroresina alta dodici metri campeggia di fronte al Palazzo Reale di Napoli. È la “R” di Repubblica, che quest’anno ha scelto il capoluogo partenopeo per la terza edizione della Repubblica delle Idee, il festival del quotidiano romano.
Da giovedì a domenica la redazione si è sparsa fra le sale del Palazzo Reale e il teatro San Carlo per una serie di incontri, seminari e spettacoli con le firme storiche e tanti ospiti del mondo della politica, dell’imprenditoria e della cultura (dal premier Matteo Renzi al regista Paolo Sorrentino, dal sociologo Zygmund Bauman al fondatore di Diesel Renzo Rosso). E poi, laboratori tematici sui diversi modi di fare il giornalista (come inviato, corrispondente, infiltrato…), collegamenti video con la redazione di Roma per scoprire come nasce il giornale e le dirette di Radio Capital insieme al direttore dell’emittente Vittorio Zucconi. La formula è piaciuta al pubblico, che ha risposto con oltre 50mila presenze: un bel segnale dell’interesse che, nonostante la crisi del settore, il mondo dell’informazione continua a suscitare.
Scelto mesi fa, lo slogan di quest’anno – “Riscrivere il Paese” – è stato comprensibilmente letto alla luce degli sconfortanti sviluppi del caso Expo e del Mose di Venezia, al centro degli interventi di molti ospiti. A cominciare da quello di Matteo Renzi, intervistato sabato dal direttore Ezio Mauro e indirettamente dai lettori, che a migliaia hanno inviato le loro domande tramite il sito del quotidiano. «Se nel Pd c’è chi ruba, costui deve andare a casa a calci nel sedere, non c’è Pd che tenga», ha detto il presidente del Consiglio, assicurando «un intervento strutturale» contro la corruzione da parte del Governo. Venerdì – ha promesso – arriverà finalmente il decreto sui poteri dell’Autorità anticorruzione per il controllo degli appalti pubblici, presieduta da Raffaele Cantone. Il quale, pure presente a Napoli, ha messo però in guardia da facili entusiasmi: «Nessun potere può far sparire la corruzione che è endemica nelle democrazie ricche occidentali. Ma qualcosa si può fare, con le norme adatte e correggendo la legge sugli appalti che è fatta male».
L’ha buttata invece sul ridere, come nel suo stile, Roberto Benigni, a colloquio ieri con Eugenio Scalfari in un teatro San Carlo da tutto esaurito: «Galan prendeva 100mila euro al mese: ma essendo in nero risultava che non guadagnava, e a maggio ha preso i 100mila e gli 80 euro di Renzi. Renzi dice: “A calci, tutti a casa”. Ma devono andare in galera e restituire i soldi, ché sono soldi nostri».
Lo show dell’inedita coppia Scalfari-Benigni si è concluso con la lettura del XXVI canto dell’Inferno dantesco, quello di Ulisse e si è guadagnato una standing ovation che ha chiuso in bellezza la festa di Repubblica. In prima fila ad applaudire il duo c’era il direttore Ezio Mauro, che ringraziando Napoli per l’accoglienza ha dato appuntamento all’anno prossimo, di nuovo in una città di mare.

Anna Bigano

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