Sarà un 16 giugno ricco di appuntamenti, di certo non graditissimi, per il contribuente italiano. Non bastavano le imposte sulla casa, sui redditi e sulla produzione: in tale data scade anche il termine per la presentazione del modello 730. Dopo il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta ufficiale, è infatti slittato al 16 giugno il termine per presentare il modello. Entro quella data, i contribuenti dovranno consegnarlo ai centri di assistenza fiscale (Caf) o agli intermediari. Questi ultimi dovranno poi trasferire ai clienti, entro il 24 giugno, la dichiarazione elaborata e il prospetto di liquidazione. L’ultimo passaggio spetterà al contribuente e consisterà nell’invio in via telematica del modello all’agenzia delle entrate.
Nei comuni “ritardatari” slitta la Tasi. A tutti i contribuenti, il 16 giugno toccherà anche l’acconto Imu in base alle aliquote 2013. E molti cittadini saranno anche costretti a pagare la prima rata della Tasi. Si tratta di quelli che vivono nei comuni che hanno adottato la delibera per l’aliquota entro il 23 maggio scorso. In maniera tale da permettere al dipartimento Finanze di pubblicare l’elenco entro il 31 maggio. I comuni che, al contrario, non hanno rispettato il termine del 23 maggio, dovranno deliberare non oltre il 10 settembre e riscuotere l’acconto il 16 ottobre. In assenza di delibera comunale anche al secondo termine di scadenza, saranno applicate le aliquote standard.
Proroga di Unico 2014 per 4 milioni di contribuenti. Ma le incombenze fiscali del 16 giugno non finiscono qui. A contribuire all’ingorgo di tasse, ci penserà il versamento per il Modello unico 2014. Documento che contiene le imposte sulle persone fisiche e sulle società di capitali (Irpef e Ires), ma anche quella regionale sulle attività produttive (Irap) e il tributo sul valore aggiunto (Iva). Sembra imminente l’approvazione di un decreto che dovrebbe prorogare il termine di tre settimane per alcune categorie di contribuenti, portando la scadenza al 7 luglio. Quelli soggetti a studi di settore (o quelli per i quali valgono cause di esclusiono o inapplicabilità di tali studi), ma anche quelli che su trovano in regime di minimi o che partecipano a società o associazioni in regime di trasparenza. Circa quattro milioni di contribuenti.
Roberto Rotunno