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L’Europa chiede nuovi sacrifici, Padoan: «L’Ue apprezza le riforme italiane»

di Domenico Cappelleri03 Giugno 2014
03 Giugno 2014

padoan

A una settimana dalle delicate elezioni europee, le Istituzioni comunitarie hanno chiesto nuovi sacrifici economici all’Italia. In un documento la Commissione europea ha raccomandato al governo italiano una nuova manovra per tenere in regola i conti pubblici, anche se non ha fissato alcuna scadenza ed è sembrata concedere più tempo per il pareggio di bilancio. In base alla valutazione del programma italiano la Commissione ha dichiarato che sono necessari sforzi aggiuntivi «per rispettare i requisiti del patto di stabilità». Nonostante l’ulteriore leggera tirata d’orecchi da parte del’Unione europea il ministro dell’economia Padoan su twitter si dice ottimista: «La Commissione Ue apprezza le riforme italiane, il debito è alto e lo sapevamo: acceleriamo riforme e privatizzazioni per ridurlo in modo sostenibile», ha cinguettato sul social network. Nel documento presentato con tutte le raccomandazioni specifiche Paese per paese, è emersa la bocciatura alla richiesta italiana riguardo la concessione dello slittamento del bilancio di un anno. «L’Italia ha il compito di portare a compimento l’ambizioso piano di privatizzazioni» e «attuare un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita, basato sui significativi risparmi annunciati» ha chiesto la Commissione nel documento. L’Italia deve esaminare «entro la fine del 2014 gli effetti delle riforme del mercato del lavoro, valutando la necessità di ulteriori interventi». La Commissione ha ricordato poi come la situazione del mercato del lavoro italiano sia peggiorata nel 2013, con un tasso di disoccupazione che è salito al 12,2% e la disoccupazione giovanile che è arrivata al 40%». Per tale motivo – spiega la Commissione – «è necessario garantire una corretta attuazione e un attento monitoraggio degli effetti delle riforme adottate in relazione al mercato del lavoro e al quadro di fissazione dei salari è fondamentale per ottenere i benefici previsti in termini di maggiore flessibilità in uscita, di una flessibilità in entrata meglio regolamentata, di un sistema più integrato di sussidi di disoccupazione e di un miglior allineamento dei salari alla produttività».

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