“Cambiamento”. Non si sente dir altro a Piazza Farnese, a pochi passi da Campo de’ Fiori, nel giorno della Festa del Pd. “Cambiamento” è la parola d’ordine pronunciata sul palco dai rappresentanti del Partito democratico. È la risposta univoca che viene data alla domanda “cosa si aspetta da Renzi?” da chi è venuto per celebrare la vittoria del proprio partito. Alla luce di un successo che conta certamente più sul piano politico che europeo ed è inscindibilmente legato alla nuova leadership del presidente del Consiglio. C’è poca Europa, infatti, nelle parole di chi interviene dal palco, da Cosentino a Zanda, alla “prima arrivata” Bonafè, mentre sventola solitaria tra la folla una bandiera del Pse. Le frasi sono quelle sentite durante tutta la campagna elettorale: “no all’austerity” e l’immancabile “andiamo a battere i pugni sul tavolo dell’Europa”, che ancora non si è ben capito cosa significhi, ma pare essere il punto di raccordo fra i programmi di tutti i partiti che si sono presentati alle elezioni.
Ringrazia chi l’ha sostenuta Simona Bonafè, “180mila grazie” dice con voluta o fortuita modestia. Per lei, infatti, i voti che le hanno permesso di arrivare a Strasburgo come favorita sono stati 288mila 238. E ribadisce la promessa fatta durante la campagna: “Ci dimetteremo dal Parlamento italiano”. Anche Sassoli sul palco, a cedere il testimone ai colleghi di partito neoeletti. Non c’è traccia invece del sindaco Ignazio Marino. “Tutti sono stati invitati. Marino è sempre chiamato alle nostre iniziative e farà quello che vorrà. Ovviamente ci fa piacere se c’è”, ha tenuto a sottolineare il segretario del Pd Roma, Lionello Cosentino, che esclude la possibilità di un rimpasto nella Giunta Capitolina, come era stato ipotizzato dai giornali.
Ma i veri grandi assenti in piazza erano i giovani. Gruppi sparuti di ragazzi a colorare l’evento con il loro entusiasmo e la loro freschezza. Per il resto l’età media dei presenti si aggirava sui 60 anni. E forse per questo la “festa” non decolla. Alle otto di sera, dopo i saluti di Zanda tra rapidi sventolii di bandiere, sulle malinconiche note di una canzone dei Baustelle la piazza inizia a svuotarsi.
Silvia Renda