Sarà stata colpa degli elettori reticenti, degli indecisi e di quanti, al momento della scelta, nella solitudine della cabina elettorale, hanno cambiato idea, rompendo il puzzle delle previsioni composto dai sondaggisti. Sta di fatto che gli istituti demoscopici, con il fallimento delle previsioni dei risultati di queste elezioni europee 2014 rappresentano, dopo Beppe Grillo, i grandi sconfitti di questa sorprendente maratona elettorale.
Dopo il clamoroso errore del sito di Repubblica che, ancora prima della chiusura dei seggi, domenica sera, aveva fornito delle proiezioni che davano il Pd ben al di sotto del risultato storico raggiunto, per poi scusarsi con i lettori per presunti errori tecnici, il flop dei sondaggisti è stato forse conseguenza dell’incredulità davanti a un risultato mai conseguito nella storia del Pd. Un “sogno o son desto” proteso verso una sfiducia frutto di incredulità quello che aveva spinto i misuratori dei flussi politici di Euromedia, Ipr, Ixè, a sottovalutare il possibile sfondamento della barriera del 40%, stimando Matteo Renzi appena 5-6 punti sopra Beppe Grillo, o addirittura al di sotto del 30% (Tecnè).
“Non è vero che nessuno si aspettava questi risultati – dice Roberto Weber dell’istituto Ixé – direi piuttosto che nessuno si è arrischiato a darli. Sapevamo che la fiducia a Renzi era altissima, e quella in Grillo calava, e nelle ultime rivelazioni avevamo anche noi il Pd al 40% – continua Weber – ma l’errore delle politiche ci ha spinto a essere prudenti, temendo di sovrastimarlo come l’anno scorso”.
Si difende, incredulo, il responsabile della Swg, Maurizio Pessato, che, a mente fredda, attribuisce il fallimento dei sondaggi alle “bugie” degli elettori. “Noi abbiamo fatto le domande giuste, ma molti italiani ci hanno dato le risposte sbagliate. Un milione di elettori sono passati da Grillo al Pd: evidentemente erano riluttanti ad ammettere il tradimento. E un altro milione e mezzo ha lasciato Berlusconi per Renzi.” tuona Pessato. Mentre Alessandra Ghisleri di Euromedia Research che, alla vigilia del voto stimava un distacco di addirittura un punto (30,5 contro 29,5) tra Renzi e Berlusconi, ammette l’errore: “Non abbiamo centrato il distacco tra Pd e Cinque Stelle, né quello tra Renzi e Berlusconi perché ormai c’è un elettorato non ancora fidelizzato”.
Nella gara tra i professionisti della profezia elettorale Antonio Noto, il sondaggista interrogato da Vespa per anticipare le previsioni di voto, ha battuto Fabrizio Masia, chiamato da Mentana. Verso mezzanotte, mentre Masia dava il Pd al 34,5% e il Movimento 5 Stelle al 25,5%, Noto azzeccava il responso con un 40,2% come probabile risultato di Renzi e attribuendo a Grillo un 23,1%.
Una Caporetto, quella degli istituti demoscopici, che conferma come le preferenze elettorali fuggano l’euforia della piazza, nascondendosi, talvolta, nella scelta last minute, sulla soglia ultima della cabina elettorale.
Samantha De Martin