Molto probabilmente non servirà il ballottaggio del 15 giugno per sapere il nome del prossimo presidente ucraino: infatti, con il 50,26% delle schede scrutinate, l’oligarca filo-occidentale e magnate della cioccolata, Petro Poroshenko, può dirsi tranquillamente vincitore al primo turno, forte del 53,86% delle preferenze ottenute. Battuti, quindi, l’eroina della Rivoluzione Arancione, Iulia Timoshenko, con appena il 13,1% dei suffragi, e il nazionalista Oleg Liashko.
Nella tarda serata di ieri, il futuro neo presidente ha immediatamente elencato le priorità della “sua” Ucraina: integrazione con l’Europa e la fine della guerra nell’est separatista. Proprio qui, nelle regioni di Donetsk e Lugansk, il magnate ucraino avrebbe intenzione di fare il suo primo viaggio da presidente. Durante le elezioni in queste due regioni, i militanti filo-russi dell’autoproclamata Novorossiya hanno impedito l’apertura della maggior parte dei seggi e per questo Poroshenko non avrebbe alcuna intenzione d’interrompere le operazioni militari contro i gruppi paramilitari che vorrebbero essere annessi alla Russia. Quest’ultimi, tramite uno dei loro leader, Denis Pushilin, si sono detti disposti al dialogo purché «ci sia la partecipazione di mediatori», Mosca inclusa. Lo stesso Cremlino si è pronunciato in merito alle presidenziali ucraine, assicurando il massimo rispetto per quanto espresso dalla popolazione ucraina e dichiarandosi pronto a intrattenere rapporti diplomatici con il neo presidente, a patto che non ci siano interferenze esterne.
Anche l’ex presidente Viktor Ianukovich ha commentato l’esito delle presidenziali, dichiarandosi rispettoso «della scelta fatta dal popolo ucraino nei tempi più difficili per la nostra patria, indipendentemente dall’affluenza alle urne in diverse regioni e dalla scelta fatta». Inoltre, per Ianucovich, è necessario coinvolgere le regioni sud orientali del Paese, dove molti elettori sono stati «insultati e umiliati dal comportamento di autorità illegittime, giunte al potere con una rivolta militare».
Chi rischia la permanenza all’interno dell’esecutivo è Arsenij Yatseniuk. Probabilmente rimarrà in carica per il primo rimpasto, ma non per il secondo. Infatti, già dalle prime settimane, il presidente e il governo dovranno lavorare alacremente affinché il Paese non precipiti nel baratro e non si potrà perdere tempo a nominare un nuovo premier.
Ciò che invece è certo, è il permanere e il consolidarsi dell’alleanza tra il neo eletto sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, e lo stesso Poroshenko. Il partito dell’ex pugile, l’Udar, inizialmente rimasto fuori dai giochi di governo, potrà rientrare grazie all’intercessione presidenziale e dare man forte nel contrastare i nazionalisti di Svoboda guidati da Oleg Tiahnybok.
Renato Paone