Grillo e Berlusconi, prima del voto di domenica, avevano paventato una crisi di governo in caso di insuccesso del Pd. Grillo aveva attaccato: «Praticamente abbiamo già vinto, ma non cerchiamo vendetta perché la vendetta è per i deboli. Prenderemo il 58% e diventeremo lo Stato. Faremo tremare chi ci sta governando». E Berlusconi lo aveva seguito con dichiarazioni infuocate: «L’attuale governo è una vera delusione. Renzi si è esposto su dodici-tredici cose ma al momento ne ha concretizzata solo una. Il voto di domenica è un referendum sulla legittimità dell’esecutivo».
Se il voto per le europee era un esame, il governo lo ha passato a pieni voti. Quel che più sorprende non è tanto la vittoria del Pd, che ha sfiorato il 41%, quanto le sue proporzioni: Grillo è stato doppiato, Berlusconi quasi triplicato. L’affermazione elettorale, tanto netta e perentoria, ha spinto Renzi a scrivere su Twitter di essere «commosso e determinato». Il premier ha sottolineato che si tratta di «un risultato storico» e si è detto pronto a mettersi «al lavoro per cambiare l’Europa». Il vicesegretario Lorenzo Guerini, nell’annunciare una conferenza stampa in giornata, ha sottolineato i risvolti del voto sulla politica nazionale: «Abbiamo vinto noi. Si tratta di un risultato straordinario. Viene premiato il lavoro del governo e i risultati ci danno un’ulteriore spinta a fare le riforme».
Ma, a ben pensarci, il voto di domenica ha rafforzato soltanto la posizione del Pd, che è la componente di maggioranza del governo ma non è l’unica. L’Ncd di Alfano ha superato appena la soglia fatidica del 4%, Scelta Civica si è arenata all’1,3%. Questo potrebbe creare tensioni all’interno dell’esecutivo, come ha lasciato intendere Fabrizio Cicchitto che ha glissato sulla netta affermazione del Pd: «Il dato più significativo che è emerso dal voto mi sembra la collocazione del Movimento 5 Stelle al secondo posto e di Forza Italia al terzo. Ciò significa che sono cambiati i rapporti di forza tradizionali. Adesso Berlusconi dice che sarebbe bello avere un centrodestra unito ma queste sono lacrime di coccodrillo». Forza Italia, infatti, non ha raggiunto la soglia del 17%. Un dato molto negativo per il partito del Cavaliere, al suo minimo storico.
In casa 5 Stelle tutto tace. Il 21% raccolto non è di per sé un dato negativo, ma Grillo aveva caricato il voto di troppe aspettative, alzando l’asticella. Sicuramente la sua intenzione di «mandare a casa» Renzi è naufragata. Il leader pentastellato guarderà con invidia a quanto sta avvenendo in Francia, dove l’esecutivo di Hollande traballa dopo la netta affermazione della destra di Marine Le Pen e il crollo dei socialisti, principale componente della maggioranza di governo, che hanno raccolto meno del 14% delle preferenze.
Valerio Dardanelli