Il gesto ha tradito spesso i nostri politici: bravi a misurare l’eloquio, non sempre controllano altrettanto bene quanto si comunica col linguaggio non verbale. L’ultimo esempio riguarda il sindaco di Torino Piero Fassino, colto in “fallo di reazione” mentre rivolgeva il dito medio ai suoi contestatori.
Per alcuni commentatori l’episodio costerà caro all’ex segretario dei DS, specialmente se sono vere le voci di corridoio che lo vogliono tra i papabili al Quirinale, insieme a Bersani e Veltroni. Fassino pagherà lo scotto non solo della sua trivialità, ma anche di aver mentito pubblicamente negando il gesto, prima di essere smentito dalle prove fotografiche. E dire che, tra i tre aspiranti al Colle, la destra ha più volte lasciato intendere che Fassino era il meno ineleggibile..
Il catalogo della turpitudine gestuale nella nostra classe politica è lungo. In alcuni casi il gesto volgare è in linea con la “statura” politica del suo autore, si pensi al dito medio alzato di Umberto Bossi, rivolto al tricolore, o a quello di Daniela Santanchè “dedicato” agli studenti. I due politici non hanno mai ritenuto di dover giustificare ai cittadini la loro defiance. Anzi..
Le “corna” di Silvio Berlusconi alle spalle del ministro degli Esteri spagnolo Josep Piqué pure hanno fatto la storia. In quel caso il nostro premier dichiarò che voleva soltanto “scherzare” con i suoi colleghi: “facilitare un clima di simpatia e affetto”. Purtroppo non fu molto tempestivo nello scegliere il momento, dato che venne immortalato dai fotografi di tutto il mondo.
Sono lontani i tempi in cui si discuteva se fossero opportune le dimissioni di un funzionario dello Stato che “alle invettive degli studenti ha istintivamente racchiuso le dita della mani, lasciando stesi mignoli e indici in un inconfondibile gesto”. Si trattava del presidente della Repubblica Giovanni Leone ed il cronista della Gazzetta non riusciva neanche a dire, chiaramente, che il capo di Stato aveva “fatto le corna”. Come direbbe il poeta, o tempora, o mores!
Raffaele Sardella