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La Grande Guerra a Castel Sant’Angelo

di Raffaele Sardella19 Maggio 2014
19 Maggio 2014

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Una suggestiva collezione di cimeli della Grande Guerra è riemersa dai depositi di Castel Sant’Angelo per essere esposta in questi giorni nelle sale che, nel 1925, furono affrescate per celebrare i fasti del Regio Esercito.
La mostra, inaugurata a inizio maggio, è di forte impatto per il visitatore: nella prima sala, tra baionette e primordiali “scudi antiproiettile”, spiccano le mazze ferrate che i soldati austro ungarici utilizzavano per finire i feriti dopo gli assalti. Nella stessa stanza, campeggiano sulla parete di fondo le vedute realizzate, sul campo di battaglia ancora fumante dell’Isonzo, da Gabriella Fabbricotti. Si tratta di gessetti colorati su carta che hanno il sapore e l’immediatezza del reportage di guerra. Lo stesso vale per una serie di quadretti realizzati dai cosiddetti “pittori-soldato”, sempre molto abili a fermare, con pochi rapidi tratti, momenti anche concitati di vita militare. In alcuni casi la scena è fissata utilizzando il materiale che si trova sul campo, come le tavole delle casse di munizioni utilizzate da Anselmo Bucci come supporto per i suoi quadretti a olio.
È poi di grande suggestione la raccolta di orologi da tasca appartenuti ai soldati, le cui lancette fermano probabilmente l’ultima ora vissuta dai loro giovani proprietari. Prima di uscire dalla trincea per l’assalto alla linea nemica, gli orologi venivano messi da parte dal soldato, insieme ai suoi pochi oggetti di valore, per essere recapitati alla famiglia.
Infine c’è spazio nella mostra anche per documenti e materiale d’archivio, come l’albo con le liste dei caduti autografato da Benito Mussolini o i filmati dell’Istituto Luce, restaurati per l’occasione, che documentano il trasferimento cerimoniale delle bandiere dei reparti che hanno fatto la storia delle Forze Armate. Nel filmato, realizzato nel 1935, si assiste ad una parata militare da Castel Sant’Angelo al Vittoriano, cui parteciparono Mussolini e il Re Vittorio Emanuele II.
C’è tempo fino a gennaio per visitare la mostra, che da settembre riserverà anche degli spazi alla didattica per le scolaresche.

Raffaele Sardella

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