Le ultime agenzie riportano sempre gli stessi numeri: diciassette morti recuperati e duecentoquindici messi in salvo. La tragedia avvenuta ieri a quaranta miglia dalla costa libica non ha ancora il dato ufficiale dei dispersi. Se è vero quello che è stato riferito, ovvero che sul barcone c’erano quattrocento migranti, dovrebbero essere circa duecento. L’episodio ha alimentato le polemiche interne sull’operazione Mare nostrum, iniziata il 18 ottobre 2013 per garantire sicurezza allo straordinario flusso migratorio nello Stretto di Sicilia e assicurare alla giustizia i “mercanti di morte”. Polemiche che vedono impegnata in prima fila – ma questo era ovvio – la Lega Nord di Matteo Salvini, che ha proposto la sospensione della missione.
Proprio alle tante critiche sull’operazione della Marina militare italiana ha dovuto rispondere questa mattina il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispedendo al mittente le polemiche: “Con Mare nostrum – ha affermato il titolare del Viminale – abbiamo salvato 20 mila persone. Alfano ha anche chiesto un maggiore coinvolgimento dell’Unione europea nell’emergenza legata ai flussi dal Nord Africa. “L’Europa ha due strade – ha proseguito -, o viene qui con noi sul Mediterraneo, togliamo la bandiera italiana dall’ operazione Mare Nostrum e issiamo la bandiera dell’ Europa per dire che quella è la frontiera europea, oppure, se noi ci accolliamo il soccorso in mare, dopo aver riconosciuto lo status di profughi ai migranti, se non vogliono stare in Italia li lasceremo andare via, perché il diritto di asilo è sacro”.
Un richiamo di assunzione di responsabilità, quello rivolto da Alfano a Bruxelles, al quale si sono uniti il premier Matteo Renzi, sostenendo che non è possibile che “l’Europa salvi gli stati e le banche mentre lascia morire in mare le madri con i figli minori”, e la ministra degli Esteri Federica Mogherini, certa che, senza un aiuto concreto dell’Ue, portare avanti Mare nostrum sarà come “svuotare il mare con un cucchiaino”. Ma le ammissioni di colpe da parte della commissaria europea agli Affari interni Cecilia Malmstrom non sono mancate: “È chiaro – ha affermato la diplomatica svedese – che le responsabilità è di tutti gli stati membri e serve solidarietà per evitare il ripetersi di tali tragedie”.
I numeri del 2014 circa gli sbarchi dal Nord Africa vanno quasi di pari passo con quelli registrati nel 2011, quando le “primavere arabe” crearono un enorme flusso migratorio verso l’Italia ed un drammatico bilancio in termini di vittime. Nei primi mesi del 2014, sono arrivate circa 20 mila persone, dieci volte quelle giunte nello stesso periodo del 2013. Quasi tutte le barche partono dalla Libia e gli extracomunitari provengono prevalentemente da Siria, Eritrea, Mali, Gambia, Somalia, Nigeria, Senegal e Pakistan. Visti i dati, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati è stato potenziato: da 3 mila posti si è passato agli attuali 12 mila e l’obiettivo è quello di raggiungere quota 19 mila.
Roberto Rotunno