L’Atac taglia 17 linee della rete del trasporto pubblico per risparmiare ma soprattutto per sopravvivere. L’Atac, l’azienda controllata dal Comune, travolta da 744 milioni di debiti, deve fare i conti con il 40% degli autobus già fermi e con 90 milioni di tagli previsti per il 2014.
Un piano di razionalizzazione che ha coinvolto le linee della periferia; una periferia abbandonata sempre di più a se stessa e che invece avrebbe bisogno di essere più curata sotto l’aspetto della mobilità. Insomma l’Atac taglia nelle zone in cui ci sarebbe più bisogno di incrementare i trasporti e dove il traffico delle automobili è in continua crescita, come dimostrano i grandi blocchi nel Grande Raccordo Anulare.
Ovviamente in seguito a questi tagli è a rischio anche l’assunzione di 350 dipendenti con contratto determinato, selezionati lo scorso aprile. Con l’abolizione di 17 linee, l’Atac non avrebbe più bisogno di nuovi dipendenti da mettere al volante e di conseguenza potrebbe anche licenziare quelli già assunti. Contemporaneamente il costo del servizio è aumentato: i biglietti dallo scorso anno hanno subito un incremento del 50% con una diminuzione del servizio del 25%.
I conti quindi ormai non tornano più. Il costo dei dipendenti vale quasi due volte l’incasso dei biglietti, tenendo sempre presente che Roma presenta uno dei più alti tassi di evasione tariffaria.
Ma le vere vittime in tutto questo disordine sono come sempre i cittadini, stanchi e arrabbiati più che mai per i ritardi e le soppressione di alcune corse.
Carlotta Dessì