I risultati del referendum di ieri parlano chiaro: l’Ucraina sud-orientale ha votato “si” all’indipendenza da Kiev, ma per l’Occidente lo scrutinio è illegale. In oltre 3000 seggi il voto si è svolto in un clima di relativa calma e le regioni di Lugansk e Donetsk hanno registrato un’affluenza da record. Solo a Krasnoarmeisk la situazione è degenerata quando militari filogovernativi hanno sparato sulla folla, uccidendo un civile.
L’indipendenza voluta e votata. L’89,07% degli aventi diritto di voto ha messo una crocetta sul “si” all’indipendenza da Kiev, un risultato atteso e affatto sorprendente. Solo una piccola minoranza (10,19%) ha votato contro, mentre il 0,74% delle schede è risultato nullo. Ad annunciarlo, in serata, è stato Roman Liaghin, presidente della commissione elettorale centrale dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. Lo stesso che, poco prima, aveva reso noto i numeri dell’affluenza record (77,08%) nella regione. I seggi sono rimasti aperti dalle 8 alle 22 (ora locale) per raccogliere la preferenza di circa 5 milioni di elettori (3,2 nella regione di Donetsk e 1,8 in quella di Lugansk) e, nonostante qualche esplosione proseguita per tutta la giornata, la votazione si è svolta in un clima di relativa calma in oltre 3000 sedi elettorali. Solo a Krasnoarmeisk, a 80 chilometri da Donetsk, la situazione è degenerata. I seggi della cittadina, infatti, sono stati lo scenario del terrore portato da uomini armati – probabilmente inviati da Kiev – che hanno cominciato a sparare, prima in aria e poi sulla folla, per impedire l’operazione di voto. Nella sparatoria ha perso la vita un civile, colpito alla testa da un proiettile, e altre due persone sono rimaste gravemente ferite. Oltre alla violenza anche poca trasparenza. È questa la segnalazione che arriva dai molti giornalisti stranieri presenti sul posto. Sarebbero stati numerosi gli episodi di irregolarità: dal voto multiplo in più seggi, all’uso di documenti non validi fino, addirittura, all’arrivo di pacchi di schede con la preferenza (favorevole) già espressa.
“È illegale”. L’autodeterminazione non verrà riconosciuta né da Kiev né dalle potenze occidentali. Dalla capitale ucraina Oleksandr Turchinov ha nuovamente definito il referendum “una farsa criminale senza esito giuridico” e sugli stessi toni si allineano i commenti dell’Occidente. “È illegale” fa sapere la portavoce del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, “nullo e non valido” è stato, invece, bollato dal presidente francese Hollande. La condanna arriva anche dagli Stati Uniti d’America, contrari fin dall’inizio alla votazione.
L’ufficialità ancora non arriva. Da Donetsk i sepratisti hanno annunciato che, a causa della situazione “molto tesa” ci saranno ritardi nell’ufficializzazione dei risultati del referendum. La proclamazione dell’autodeterminazione dell’Ucraina russofana e filorussa era prevista alle 14 (ora italiana) ma il responsabile del comitato elettorale dei filorussi, Roman Liagin, ha dichiarato stamattina che “ci vorrà ancora un po’ di tempo”. Nella regione di Lugansk lo scrutinio sta procedendo, invece, nei tempi prestabiliti. Dunque, per sapere quale sarà la prossima mossa dei filorussi e delle potenze bisognerà attendere ancora qualche giorno.
Flavia Testorio