Dagli scricchiolii in maggioranza al rinnovamento dell’asse Renzi-Berlusconi, quantomeno per quanto riguarda le riforme costituzionali. E’ stata una lunga giornata quella di ieri per la commissione Affari costituzionali del Senato, che ha approvato il ddl del governo sul superamento del bicameralismo perfetto, non senza attimi di tensione. Il testo base dell’esecutivo ha ottenuto diciassette voti favorevoli, alcuni dei quali da parte di senatori di Forza Italia a seguito di una trattativa tra il premier e l’ex Cav, resasi necessaria perché poco prima la maggioranza era andata sotto su un ordine del giorno dell’opposizione.
A seminare il panico ha pensato il leghista Roberto Calderoli, presentando un odg con la proposta di mantenere il Senato elettivo, a differenza di quanto previsto nel testo dell’esecutivo che disegna una nuova camera alta, composta dai presidenti delle giunte regionali, dai sindaci dei comuni capoluoghi e da due membri per regione eletti dai consigli regionali. Il testo dell’ex ministro della Semplificazione è passato con i voti di Forza Italia, Movimento 5 stelle, Sinistra ecologia e libertà assieme a quello di Mario Mauro, membro della maggioranza che ha fatto da ago della bilancia, vista anche l’assenza del democratico Corradino Mineo.
Ne è seguita una riunione a Palazzo Chigi, in cui il premier Renzi ha chiamato a rapporto la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, il sottosegretario Graziano Delrio e la relatrice in commissione Anna Finocchiaro, che poco prima era stata costretta a ritirare il suo ordine del giorno perché in palese contrasto con il documento presentato da Calderoli che aveva incassato l’approvazione. Renzi contatta più volte Berlusconi per tentare una mediazione. Alla fine si sceglie di porre ai voti il testo base approvato dal governo: il provvedimento ottiene diciassette voti favorevoli e dieci contrari. Risultano fondamentali alcuni senatori di Forza Italia che votano con la maggioranza.
Secondo la ministra Boschi, ieri si è percorso un nuovo “passo in avanti verso l’approvazione della riforma”. Il testo del governo, modificando oltre quaranta articoli della Costituzione, prevede il superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto: solo la Camera dei deputati approverà le leggi e darà la fiducia al governo. La camera alta, non più eletta direttamente, si chiamerà “Senato delle autonomie” e alla componente territoriale sarà affiancata la presenza di ventuno senatori a vita nominati per sette anni dal presidente della Repubblica. Il nuovo Senato avrà un ruolo di garanzia e parteciperà al processo di formazione delle leggi: prima dell’approvazione definitiva delle leggi, la camera alta potrà chiedere di esaminare il testo e proporre modificazioni entro trenta giorni. Sulle proposte di emendamento da parte del Senato, la palla passerà nuovamente alla Camera che entro venti giorni si pronuncerà in via definitiva.
Roberto Rotunno