La ribellione scoppiata contro Natalie Nougayrede, da ormai più di un anno direttrice del popolare quotidiano francese “Le Monde” ha raggiunto l’apice nel corso della giornata di ieri, quando 7 caporedattori su 11 hanno rassegnato le dimissioni. La Nougayrede è stata duramente criticata per la sua politica del giornale cartaceo, la cui nuova versione doveva iniziare questa primavera per poi essere rimandata al mese di settembre. Per non parlare dei piani futuri sulla mobilità del lavoro che coinvolgerebbero 57 posti di lavoro.
Oltre alle questioni tecniche, vero bersaglio dei redattori ribelli sarebbe però lo stesso atteggiamento della Nougayrede, accusata di governare in modo troppo autoritario la il giornale con l’assenza di “qualsiasi fiducia e comunicazione” nei confronti dei lavoratori. La reazione della direttrice è stata laconica: in un comunicato diffuso nella mattinata, ha dichiarato di “prendere atto delle dimissioni” ma di ritenerle “un atto golpista contro la riorganizzazione necessaria del giornale”.
La polemica di “Le Monde” risalta particolarmente se si tiene presente la storia del giornale, famoso per la partecipazione azionaria maggioritaria degli stessi giornalisti (che sarebbero quindi detentori di un potere effettivo), grazie alla cosiddetta “Società dei redattori”. Va comunque ricordato che le accuse di autoritarismo alla dirigenza del giornale francese non sono un fatto nuovo: nel 2003 l’allora direttore Jean Marie Colombani aveva cacciato il giornalista Daniel Schneidermann accusandolo di aver criticato eccessivamente il giornale e denigrato l’azienda. Allora fu molto dura la protesta di molti colleghi e dello stesso sindacato dei giornalisti, che protestò ribadendo il principio della libertà di opinione.
Stelio Fergola