Chi sono i gattopardi e come riescono a condizionare e a indirizzare la politica italiana? A spiegarlo, tra le altre cose, ci ha pensato Alan Friedman, noto giornalista statunitense autore del libro ‘Ammazziamo il gattopardo: dieci punti per salvare l’Italia dal baratro’ nell’ambito del Festival di Giornalismo di Perugia. Alla discussione ha partecipato anche Rachel Sanderson, de ‘The Financial Times’, mentre ad incalzare i due giornalisti anglosassoni ci ha pensato Corrado Formigli, giornalista di Piazzapulita, su La7.
“La priorità dell’Italia in questo momento è mettere in atto delle riforme strutturali di un certo livello – ha spiegato Friedman – il problema è che ci sono delle fortissime opposizioni da parte di questi gattopardi, i vecchi leader della politica italiana, che spesso e volentieri rappresentano lobby molto potenti e poco inclini a rinunciare ai privilegi acquisiti”. Le riforme paventate da Renzi sono urgenti e non c’è più tempo per rimandare. Anche se la crisi si è attenuta il Belpaese infatti non si è ancora rialzato del tutto, anzi. “In Europa si guarda con molta attenzione alla situazione italiana. Gli investitori sono pronti ad investire ma c’è bisogno di riforme strutturali, che vengono rimandate da almeno venti anni – ha detto Rachel Sanderson – e per questo i mercati aspetteranno i primi mesi del mandato di Renzi. Se entro settembre non si vedranno dei provvedimenti concreti il declino dell’Italia sarà confermato”.
Sulla possibilità di Renzi di vincere questa partita decisiva Friedman mostra un moderato ottimismo: “Qualcosa verrà fatto entro settembre, sicuramente non molto ma qualcosa uscirà fuori, in questo senso la sfrontatezza di Renzi è un punto a favore”. Ma Friedman non si limita ad analizzare la situazione e propone il suo piano per mantenere finanze in ordine senza dimenticare la crescita. Si parla di vendita di parte del patrimonio pubblico italiano, stimato in circa 1000 miliardi di euro ma anche di obbligare le banche italiane a sottoscrivere 20/30 miliardi di euro di obbligazioni all’anno per coprire il debito. Il rischio del cronico immobilismo italiano questa volta sarebbe altissimo, avvicinando di fatto il commissariamento della troika.
Dall’Italia all’Europa il passo è breve e, dopo aver lanciato qualche stilettata nei confronti di Bruxelles sul tetto del 3% del deficit, definito come una follia anacronistica, così come la maggior parte dei vincoli economici applicati oggi ai paesi del Vecchio Continente, Friedman tocca anche il tema delle imminenti elezioni europee. “Quello che mi aspetto è un grande voto di protesta che però non sarà totalmente dannoso, anzi, paesi come l’Italia potrebbero riuscire a trarre vantaggio da questa situazione, vedendo allentarsi vincoli e restrizioni”.
Mario Di Ciommo