Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la costruzione di 850 nuove abitazioni in un insediamento della Cisgiordania, poco dopo che il parlamento unicamerale del paese,la Knesset, aveva respinto una legge che avrebbe legalizzato altre abitazioni costruite nello stesso insediamento.
E il ministro israeliano dell’edilizia, Ariel Attias approva. La questione riguarda l’area dell’insediamento di Bet El, che già oggi è un insediamento di circa 5000 abitanti e che si trova a una ventina di chilometri a nord di Gerusalemme, vicino alla città palestinese di Ramallah. Il territorio di Bet El è stato conquistato da Israele durante la guerra del 1967, la cosiddetta Guerra dei Sei giorni. Tutti gli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sono stati condannati da diverse risoluzioni delle Nazioni Unite, anche se Israele non accetta quei pareri della comunità internazionale.
Ma non si fa attendere la critica degli Usa: «Le nuove case sono un ostacolo per il processo di pace, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato. Questo tipo di azioni non sono costruttive, e sono semplicemente un altro ostacolo nel cammino per riportare entrambe le parti al tavolo del negoziato», ha aggiunto il portavoce della diplomazia statunitense, Mark Toner, nell’appuntamento quotidiano con la stampa.
Nei giorni scorsi, il primo ministro israeliano aveva detto di voler decidere sulla questione senza fare una legge per il caso specifico, dato che questo avrebbe «indebolito il movimento dei coloni invece di rafforzarlo», movimento che Netanyahu ha ripetuto ultimamente di voler sostenere. Così, una legge che avrebbe reso legali le cinque costruzioni aggirando il pronunciamento della Corte suprema è stata bocciata oggi con 69 voti contrari e 22 favorevoli. Netanyahu aveva minacciato di escludere dal governo tutti i ministri che avrebbero sostenuto la legge e ha detto che rispetterà la decisione della Corte suprema – che è accusato di voler controllare attraverso modifiche legislative – demolendo le case.
In cambio, il primo ministro ha annunciato poche ore dopo la costruzione di molte più case rispetto a quelle demolite, per un totale di 850 unità abitative (dieci per ogni abitazione distrutta), in una zona diversa di Bet El, su un terreno che faceva parte di una base aerea dismessa.
I coloni israeliani e diverse organizzazioni e partiti politici di destra, vicini agli estremisti religiosi, hanno protestato molto contro la bocciatura di oggi: centinaia di persone hanno manifestato vicino all’edificio della Knesset per la futura demolizione delle case sulle colline di Ulpana. L’annuncio della ricostruzione delle case in una zona diversa – che ha suscitato altrettante critiche tra i palestinesi e le organizzazioni più favorevoli alla pace – è un tentativo di riavvicinarsi all’ala più conservatrice e intransigente dell’elettorato israeliano.
Lorenzo Caroselli