In quella che passerà alla storia come la domenica dei quattro Papi, un’alba particolarmente calda sorprende Roma a snocciolare rosari e preghiere con migliaia di dita, mentre lingue diverse intonano canti, guidate all’unisono dall’universale spartito della devozione.
Sono le 5.30 e in una piazza San Pietro già accesa dalle luci che la fanno brillare come nelle più solenni occasioni è appena stato aperto il varco per consentire ai già numerosi pellegrini di guadagnare, con un certo anticipo, i posti migliori per assistere alla canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
La notte bianca dei fedeli Una silenziosa ed ancora diradata folla di fedeli, incanalata nei varchi d’accesso da volontari con la pettorina gialla e forze dell’ordine, scivola verso il colonnato brandendo bandiere e striscioni, mentre a terra, lungo via della Conciliazione, piazza Risorgimento e piazza Pio XII, francesi, spagnoli, polacchi, messicani dormono ancora, avviluppati dalla sera prima, nei sacchi a pelo, nelle coperte termiche distribuite dai volontari. Alcuni fanno colazione con panini e arance, altri, reduci dalla notte insonne, bevono caffè dai termos.
Alle 9 la piazza è già quasi piena. Tappezzata di bandiere bianche e rosse, invasa da palloncini gialli, San Pietro – dominata dalle immagini dei due beati, a sinistra dell’altare invaso da fiori, la gigantografia di Wojtyla, a destra quella di Roncalli – stringe nel suo abbraccio famiglie con passeggini, madri e bambine polacche biondissime vestite con gli abiti tradizionali delle bambole, con gonne ricamate di rose, donne con sulla maglia stampata l’immagine del papa polacco, giovani suore con gli occhi lucidi, frati a piedi scalzi, pellegrini sfiancati dal viaggio a dal sonno. Una parte della piazza è un pezzetto di mondo. I russi e gli americani si dispongono alla sinistra del sagrato, i brasiliani al centro, i polacchi dappertutto.
“Sono qui per colui che ritengo mio padre” dice un giovane polacco riferendosi a Giovanni Paolo II mentre consuma l’attesa leggendo un libro, seduto sul suo zaino, mentre Olivier, chiede di essere intervistato perché ha voglia di trasmettere l’entusiasmo che lo ha condotto da Parigi a Roma per partecipare alla canonizzazione. “Sin da piccolo ho sognato di incontrare papa Wojtyla e oggi che sono qui è come recuperare quello che non sono riuscito a vivere” dice il giovane francese ricordando l’energia sprigionata dal Papa anche durante la sua sofferenza.
La commozione dei pellegrini Appollaiati su materassini e zainetti alcuni giovani bergamaschi dell’oratorio Giovanni XXIII che, nonostante la giovane età, sono qui per stringersi intorno alla canonizzazione di papa Roncalli, aspettano l’inizio della cerimonia. Aggrappata alle transenne una signora americana, affiancata da alcune donne californiane, ricorda la sua esperienza. “Ho ricevuto un miracolo da papa Giovanni Paolo II, oggi non potevo mancare” dice con voce interrotta dalla commozione. Ha fatto un lungo viaggio per arrivare a San Pietro, viene dal New Jersey. “Vent’anni fa a causa di una malattia i medici mi avevano dato 8 mesi di vita – dice con i suoi espressivi occhi blu – poi ho chiesto la grazia al Papa, sono guarita e da allora vengo a Roma almeno una volta l’anno” dichiara la donna che a Washington ha anche fondato una comunità per ricordare Wojtyla.
Francesca e Giuseppe vengono da Lamezia. Sono qui per ringraziare Giovanni Paolo II. “Aspettavamo tanto la nostra piccola Maria, la sua nascita è stata un miracolo” dice commossa la mamma.
Ognuno ha un suo motivo per essere a piazza San Pietro, sfidando la stanchezza e le distanze, mentre un cielo plumbeo e un vento insistente prima della cerimonia preoccupano i fotografi di tutto il mondo abbarbicati sui corridoi e nelle terrazze che sormontano il colonnato del Bernini.
Molti cedono alla stanchezza Poi la messa accompagnata da un silenzio surreale, interrotto, di tanto in tanto, da qualche applauso, dal pianto di alcuni fedeli e da un timido sole che sferza, ogni tanto, le nuvole minacciose facendosi spazio nel cielo sopra la piazza, blindato da due elicotteri. Molte suore cedono alla stanchezza e al sonno durante la liturgia, qualcuno, addormentato, resta a terra durante la preghiera solenne.
Poco prima delle 13 papa Francesco conclude la cerimonia con il suo solito ringraziamento ai fedeli, per poi concedersi un inusuale giro a bordo della papamobile, lungo via della Conciliazione, salutato da fedeli esultanti. Non è stato lui il protagonista di questo giorno e lo ha dimostrato con il suo volto serio, rinunciando alla simpatia delle sue battute.
Nel primo pomeriggio una pioggia battente scalza da piazza San Pietro gli ultimi pellegrini disperdendoli verso il Lungotevere e la stazione Termini. Lungo via di Porta Cavalleggeri sfilano, con le loro auto blindate, i capi di stato e le delegazioni, mentre i fedeli attendono pazientemente che il corteo cessi per attraversare la strada e defluire. E su una Roma ancora commossa cala il silenzio.
Samantha De Martin