Sarà una Pasqua di passione sulle tavole degli italiani, con la crisi che spezza le ali alle tradizionali colombe che, insieme alle uova di cioccolato, caratterizzano da sempre il pranzo di milioni di consumatori.
Quest’anno 2 italiani su 10 saranno costretti a rinunciare ai dolci simbolo della festa, mentre chi lo farà si dovrà accontentare dei prodotti industriali venduti nelle catene della Gdo e solo il 26% riuscirà a concedersi le tradizionali soluzioni “artigianali” da pasticceria.
Secondo le stime della Confederazione italiana agricoltori (Cia) il consumo di uova e colombe subirà un calo di circa il 9%, parzialmente compensato dall’incremento di dolci “fai da te” come la classica pastiera napoletana. Una prevedibile conseguenza della spending review imposta dalla difficile situazione economica ai portafogli e alla spesa di molte famiglie.
“Si consolida sempre più – rende noto la Cia – quel comportamento improntato al risparmio già messo in atto dagli italiani lo scorso anno: le uova di cioccolato si compreranno quasi esclusivamente ai bambini e le colombe saranno un ‘must’ per la tavola di casa e meno un regalo per parenti e amici”.
Previsioni, quelle della Confederazione italiana agricoltori, che annunciano l’acquisto, da qui alla domenica di Pasqua, di 32 milioni di uova di cioccolato (erano 35 milioni nel 2013) e poco più di 27 milioni di colombe pasquali (30 milioni nel 2013), con un giro d’affari complessivo che non raggiunge il mezzo miliardo di euro.
Se le previsioni pasquali relative alla tavola non lasciano ben sperare, un certo ottimismo si registra sul fronte del turismo. Secondo un’indagine condotta da Confcommercio Toscana che registra prenotazioni effettuate con un certo anticipo rispetto allo scorso anno, ed una durata media di soggiorno di poco superiore rispetto al 2013, la maggior parte degli italiani non spenderà più di 90 euro a notte per camera doppia.
“Nelle piccole strutture – dichiara Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana -saranno gli italiani a fare il grosso delle presenze, non solo nelle città d’arte, ma anche nei piccoli centri urbani e nella campagna”.
Samantha De Martin