Grillo, ormai, è un fiume in piena, impossibile da arginare. La polemica degli scorsi giorni, sorta in seguito al processo di revisionismo letterario in chiave grillina del testo di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, non accenna minimamente a placarsi. Anzi, è lo stesso leader del movimento penta stellato, durante la conferenza stampa per presentare il disegno di legge per l’abolizione di Equitalia, a rincarare la dose: «Hanno scritto che ho utilizzato la shoah a fini elettorali. Questa è una menzogna che respingo». E non ha esitato un istante a replicare al portavoce dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che aveva definito il suo post «un’oscenità». L’accorato invito di Grillo alla comunità intera è di sostituire il portavoce perché «è stupido e ignorante». Non ritratta e non chiede scusa. E giù con un altro affondo: «Non sono io che mi nascondo dietro certe tragedie, sono loro che lo fanno. Quando si toccano i poteri forti vengono fuori le lobby».
La sua simil-giustificazione consiste nell’aver voluto utilizzare un passo di Levi, senza sarcasmo o ironia, con l’intento di adeguarla ai giorni nostri: «Ho usato la frase Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) per dire che oggi il lavoro fa tante vittime e che la P2 rende liberi». E ha concluso dichiarando che «la shoah è dietro l’angolo, e ne succede forse una al mese o una all’anno: dal Ruanda alla Siria, a un sistema bancario e finanziario che fa migliaia di morti all’anno. Abbiamo shoah da tutte le parti, dobbiamo stare attenti a non abbassare la guardia. Questo mi ha insegnato
Primo Levi e questo ho scritto».
Dopo lo sfogo cambia obiettivo e si rivolge alla stampa tedesca, colpevole di averlo dipinto come il “fuhrer” del M5S, facendolo passare per «razzista e antisemita, ma anche stupratore e omofobo. Il complimento più bello che mi hanno fatto è populista», ma di quest’ultimo epiteto si dice soddisfatto perché, a suo modo di vedere, è l’espressione più alta della politica di oggi. Altre critiche internazionali giungono pure dai “cugini” d’oltralpe del Front National. Marine Le Pen, dopo essere stata scaricata da Grillo in seguito al suo trionfo elettorale, lo ha accusato di mancare di coerenza nei progetti che propone e di compiacersi nell’«adottare un comportamento contestatore, scapestrato, senza offrire agli italiani un progetto coerente, ben concepito e approfondito».
Poi rientra nella “normalità” quotidiana e inizia un nuovo comizio, ispirato ai soliti temi e prendendo di mira i soliti sospetti. Attacca il presidente della Camera Boldrini, che oggi con l’Ufficio di presidenza ha comminato altri 4 giorni di sospensione ad una trentina di deputati grillini per i disordini del 4 dicembre scorso. Lapidario il commento: «Non ci stiamo più a farci convocare da una dilettante allo sbaraglio: la prossima volta se ne andranno loro». Poi l’invito a tutto il popolo italiano: «evadete per centinaia di milioni, se poi la pena è una mezza giornata a settimana ai servizi sociali è un bell’investimento». La critica ironica è ovviamente rivolta alla notizia di Berlusconi affidato ai servizi sociali. «Adesso dovrà andare mezza giornata ai servizi sociali, per avere evaso centinaia di milioni. Non c’è che dire, conviene», ha chiosato il comico genovese.
Renato Paone