Ignazio Marino e Daniela Morgante, assessore con delega al bilancio del comune di Roma, sono ormai ai ferri corti. E nel Pd capitolino è scoppiato il caos. Ieri la Morgante ha diffuso le anticipazioni della manovra di bilancio: 6,7 miliardi complessivi con quasi 400 milioni di tagli e l’aumento di Tasi e Irpef, «salvo che sulle categorie con maggiore difficoltà». Marino si è sfogato: «Con questo bilancio si chiudono le scuole e si affondano i servizi sociali e io non lo accetterò mai».
Il sindaco è corso ai ripari. Ha immediatamente diffuso una nota nella quale precisa che «le cifre e le scelte rese note preventivamente dall’assessore al Bilancio devono essere ancora sottoposte al sindaco, alla giunta e all’assemblea capitolina. Quanto dichiarato, evidentemente, è solo una sua ipotesi di lavoro». Poi ha alzato il telefono e ha chiamato la Morgante. La lite che è andata in scena, riportata da Repubblica.it, si è abbattuta come un terremoto sul Campidoglio. Il sindaco ha più volte alzato la voce, attaccando apertamente l’assessore al bilancio: «Così proprio non va, Daniela, stavolta hai passato il segno. In questo momento servono persone affidabili, con i nervi a posto, e tu non lo sei. Cambi opinione in continuazione, anziché aumentare le tasse su caldarrostai e camion bar preferisci affamare la città, bloccare il sociale e azzerare gli investimenti. Io non ne posso più». Uno sfogo in piena regola, riportato da Repubblica.it, cui la Morgante non è riuscita a controbattere, zittita dal sindaco che l’ha messa con le spalle al muro: «Tu non hai rispetto di niente e di nessuno, ma se pensi di prendermi in giro portando in giunta una bozza che io ti ho già bocciato due settimane fa, è meglio che non vieni».
A complicare una situazione già intricata, è arrivata la relazione del ministero dell’Economia che ha bocciato la gestione Alemanno ma ha contestualmente sottolineato che la rotta non è affatto cambiata durante i mesi a guida Marino. In particolare gli ispettori del ministero hanno censurato lo strumento del salario accessorio che ha consentito di ritoccare al rialzo lo stipendio dei dipendenti comunali. Una mossa rischiosa, in un periodo di grave crisi economica e alla vigilia delle elezioni Europee.
Valerio Dardanelli