Per i giornalisti stati di crisi, prepensionamenti, cassa integrazione, contratti ridotti chiamati anche “di solidarietà”, per i dirigenti editoriali invece incentivi e “superpremi”; c’è aria di bufera fra le fila dei giornalisti del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. A scatenare le ire dei dipendenti di due fra i giornali più importanti della penisola, sono i compensi extra che gli amministratori delle due testate si sono “regalati” recentemente. Donatella Treu, ad del quotidiano di Confindustria, ha rimpolpato il suo conto con circa 330 mila euro extra sul triennio 2010-2012 mentre Ferruccio De Bortoli (direttore della testata di via Solferino a Milano) non ha mandato giù la decisione del cda di Rcs MediaGroup riguardo l’attribuzione di consistenti bonus monetari all’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e ad altri manager. In un periodo di forte crisi e tagli all’organico, nelle sedi dei giornali si è anche parlato di premio di solidarietà: abbassare gli stipendi dei giornalisti, per non gravare sulla già critica situazione interna. Questo però non sembra interessare ai grandi dell’editoria, che anzi tolgono ai “poveri” per diventare ancora più ricchi.
Se a Milano è stata (s)venduta dopo 109 anni (l’acquirente è stato il fondo americano Blackstone per 30 milioni di euro) la storica sede del Corriere in via Solferino e De Bortoli pare all’ultimo round con Jovine e i manager di Rcs Mediagroup, agli economisti del Sole 24 Ore non è andata giù la svolta della Treu. A fronte di una crisi che ha prodotto, negli ultimi anni, un “rosso” di quasi 100 milioni, la redazione del Sole ha diffuso un comunicato in cui si ribadisce che “risulta di difficile comprensione una politica di premi ai vertici aziendali assolutamente svincolata e incoerente con la situazione economica del gruppo”. I giornalisti chiedono più trasparenza, ammesso che si sia ancora interessati – dicono – ad avere un giornale, visto che le perdite sono state tante, troppe. Il cdr del Corriere invece definisce questa impennata “paperoniana” una beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile perché “questi premi sono la ricompensa per i risparmi da 92 milioni di euro realizzati finora, in massima parte, a spese dei lavoratori (o di molti ormai ex lavoratori) del gruppo”. Nella vicenda, nonostante De Bortoli sia parso fortemente contrariato, è riuscito comunque a sventare uno sciopero dei giornalisti di Via Solferino.
Paolo Butturini, segretario Asr ha sottolineato come le rappresentanze sindacali dei poligrafici hanno dato un esempio di come ci si confronta con le storture di un sistema, quello dell’editoria, che drena risorse spesso senza investirle in progetti o prodotti innovativi. Una cosa, questa, eticamente e politicamente inaccettabile. “Questi manager – ha sottolineato Butturini – sono molte volte i protagonisti, per non dire i responsabili, delle crisi che da anni vanno succedendosi nel settore: che il sindacato dei giornalisti prenda esempio da questi”.
Franco Siddi Segretario Generale di FNSI, in un comunicato dei giorni scorsi afferma: “Basta con i premi e con i bonus ai manager e agli azionisti delle imprese che vanno avanti a colpi di stati di crisi. Per loro i premi si concedano solo se la riduzione dei differenziali di rendimento finanziario vada almeno di pari passo con la diminuzione dei differenziali sociali aziendali per i lavoratori. Nell’impresa editoriale questa è una condizione di credibilità, che deve essere considerata parametro rilevante di efficienza”.
Intanto i giornalisti, con i loro giornali, continuano a lottare. Continuano a scrivere, nonostante la crisi che li avvolge. Continuano a “fare” le notizie e oggi più che mai, a essere la notizia.