“Come giornalista sento la responsabilità di non dimenticare e di fare in modo che, soprattutto, le nuove generazioni possano essere messe nella condizione di ricordare. Perché un Paese senza memoria è un Paese senza futuro”. Queste le parole d’apertura di Mara Cinquepalmi, giornalista foggiana “trapiantata” a Bologna che in un incontro tenutosi nella sede della Fnsi di Roma ha illustrato un progetto (presentato nell’ambito dell’iniziativa “Donne di carta”) dal nome “Viadelmareracconta”, riguardante l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Foggia. La fabbrica di Via del Mare ha segnato l’identità del capoluogo dauno a partire dal dopoguerra e fino al 1999. Mara Cinquepalmi, leggendo nel 2012 dei drammi dell’Ilva di Taranto, ha voluto poi riflettere su come anche la mappa sociale, ambientale ed economica della città di Foggia fosse stata caratterizzata da una fabbrica. Nata nel 1934 come struttura di sola cellulosa vegetale, la Cartiera viene costruita dalla società anonima IN.CE.DIT. (Industria Cellulosa d’Italia), acquistata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nel 1936 e mantiene attualmente una produzione ridottissima rispetto al passato.
Un progetto ambizioso, nato dalla voglia di raccontare una storia (lunga 80 anni) ma soprattutto di riprendere in mano un “vecchio” modo di fare giornalismo (quello legato alla raccolta dati, come nelle inchieste) ma con l’ausilio di nuove strumentazioni: il data journalism di cui la Cinquepalmi ha parlato è un mashup tra ricerca e inchiesta giornalistica che fa uso di database, mappe digitali e software per analizzare, raccontare e visualizzare un fenomeno o una notizia. Proprio nell’era della digitalizzazione, nel mare magnum della rete che offre innumerevoli modi per produrre, “confezionare”, smerciare qualsiasi cosa (anche e soprattutto notizie) il giornalismo fonde vecchio e nuovo, storia e tecnologia. L’Italia in questo è ancora indietro, nonostante il data journalism abbia prodotto negli ultimi anni diversi premi Pulitzer, facendo emergere una nuova figura di giornalista, quella del programmatore-smanettone. Inghilterra e USA già possiedono depositi di dati pubblici che si arricchiscono quotidianamente grazie al lavoro dei nuovi nerd delle 5 W, garantendo poi la loro libera consultazione da parte di tutti. Condivisione e informazione, ricerca e diffusione: questi i presupposti di chi “fa” le notizie nell’era del 2.0.
Raccolta dati, elaborazione software e diffusione su piattaforma sono stati i presupposti che hanno mosso il progetto della giornalista foggiana. Con lo scopo di restituire voce (e onore storico) all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che per tutti i foggiani è semplicemente “la Cartiera”, la Cinquepalmi richiede nel 2012 all’Archivio Centrale di Stato prima e a quello di Foggia poi, i primi documenti sulla fabbrica, riuscendo a trovare solo un elenco del personale del 1946. Dopo aver scoperto che all’epoca, su 76 dipendenti solo sei erano donne, la giornalista decide di tratteggiare la storia dell’Istituto, ma secondo una prospettiva di genere: donne, vite, relazioni umane, quelle di cui gli uomini non parlano perché concentrati a ricordare solo il lavoro. Le operaie della Cartiera di Foggia hanno raccontato la fatica, le dita spellate e la colla attaccata alle mani, “quella che puzzava anche se poi ti lavavi”. Ma la memoria orale, pian piano emersa, si è arricchita di aneddoti di vita, di ricordi personali (“una delle operaie mi ha fatto vedere la sua foto con Aldo Moro, ne andava orgogliosa”, dice la Cinquepalmi mentre spiega il suo lavoro), diventando memoria scritta. É la città, la vita passata, la Foggia dimenticata ad affiorare sul web (per chi volesse saperne di più, http://viadelmareracconta.it/ ) insieme alla voce delle donne che si raccontano senza paura, con passione, con l’orgoglio di chi ha lavorato una vita e ne porta i segni sulle mani. E chissà che un giorno, proprio questi dati raccolti con attenzione e amore per la notizia, diano vita a nuovi progetti: per ora Foggia e i suoi abitanti si riprendono un pezzo di memoria , un po’ di orgogliosa storia da raccontare, per fortuna non più solo oralmente.