Una giornalista egiziana ha perso la vita al Cairo durante gli scontri contro la candidatura alla presidenza dell’ex capo dell’esercito Abdel-Fattah el-Sissi. Mayada Ashraf 22 anni, è stata colpita venerdì da due proiettili alla testa, mentre riprendeva la rappresaglia. La giovane lavorava per il giornale indipendente Al-Dustour. Secondo quanto riportato da alcune fonti locali la ragazza sarebbe stata uccisa dai Fratelli Musulmani. Al Jazira invece sostiene che la «donna è stata freddata da proiettili sparati dalla sicurezza». I militari egiziani hanno arrestato otto militanti del movimento, considerati responsabili dell’omicidio della giovane reporter. E’ quanto riferito dalle autorità egiziane, secondo le quali la Ashraf sarebbe stata colpita dai due proiettili mentre «mostrava due dita in segno di vittoria a sostegno dell’esercito e della polizia». Secondo indiscrezioni la giovane rappresentava un personaggio scomodo ed era già entrata da tempo nel mirino dei Fratelli musulmani.
Il nome di Ayada Ashraf si aggiunge alla lunga lista di giornalisti uccisi in giro per il mondo. Secondo i dati della Committee to Protect Journalists, organizzazione indipendente con base a New York, nel 2013 sono stati uccisi 70 cronisti. Il triste primato appartiene al Medio Oriente: in Siria sono 28 i reporter freddati, seguono l’Iraq (10) e l’Egitto (6). La scia di sangue si allunga anche in paesi come l’India, il Brasile e le Filippine che contano rispettivamente 3 vittime ciascuno.
Diversi sono i giornalisti italiani che hanno perso la vita nel nostro paese o all’estero nei vari conflitti di questo secolo. A cominciare da Carlo Merli e Enzio Malatesta, aderenti al Movimento Comunista d’Italia arrestati e fucilati nel 1943 per ordine del Tribunale Speciale Tedesco. Per continuare con i giornalisti assassinati dalla mafia in Sicilia: i quattro cronisti de “L’Ora“ e del “Giornale di Sicilia“ Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro e Mario Francese negli Anni Settanta e Ottanta. Giuseppe Fava, fondatore del settimanale I siciliani, Mauro Rostagno (redattore di una tv privata) e Giuseppe Alfano del quotidiano “La Sicilia“. Giuseppe Impastato, sindacalista, ucciso da un’esplosione, che dai microfoni aveva denunciato gli affari mafiosi della borgata di Cinisi. Ancora il pubblicista Giancarlo Siani (camorra) a Napoli e il direttore di OP Carmine Pecorelli ucciso a Roma in circostanze ancora misteriose. Poi l’ex vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno e l’inviato speciale del Corriere della Sera Walter Tobagi, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, entrambi assassinati dalle Br. All’estero come dimenticare Italo Toni e Graziella De Palo scomparsi in Libano nel 1980, negli anni 90’ Almerigo Grilz (Mozambico), Guidio Puletti (Bosnia), Marco Lucchetta con gli operatori RAI Alessandro Ota e Dario d’Angelo, Ilaria Alpi (Somalia) con l’operatore Milan Hrovatin, Gabriel Gruener (Macedonia) Antonio Russo (Giorgia), Gabriel Gruener, fino ad arrivare negli anni 2000 con l’uccisione di Maria Grazia Cutuli, colpita da fuoco amico. Poi Raffele Ciriello (Cisgiordania), Enzo Baldoni (Iraq) e Vittorio Arrigoni (Gaza).