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Capitale blindata, per Obama due giorni off-limits. Il sindaco Marino: “L’ho invitato di nuovo per il 4 giugno, anniversario della liberazione di Roma”

di Nino Fazio28 Marzo 2014
28 Marzo 2014

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È appena calato il sipario sulla breve visita a Roma del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, giunto poco prima delle 11 all’aeroporto di  Fiumicino, dove si è intrattenuto in un breve colloquio col sindaco di Roma Ignazio Marino.

Roma blindata. L’arrivo a villa Taverna, residenza dell’ambasciatore americano John Phillips, di mercoledì sera è stato preceduto da due giorni di controlli serrati nelle adiacenze del quartiere Parioli e di tutte le tappe del tour presidenziale. Un dispiegamento di forze dell’ordine senza pari ha coinvolto più di 1000 uomini, tra carabinieri, forze speciali di polizia, artificieri e guardia di finanza.

L’intensa giornata di giovedì. Già dalle prime ore di giovedì mattina, via della Conciliazione e le stradine adiacenti sono chiuse al traffico. L’incontro con papa Francesco è previsto per le 10.15 ma già dalle 8 piazza San Pietro è blindata. Anche l’accesso di via di Porta Angelica, completamente ripulita dalle bancarelle degli ambulanti, è presidiato dalle forze dell’ordine. «Oggi forniamo una sicurezza che è il top, mai visto nulla di simile!», ci rivela orgoglioso un ispettore di polizia che in tenuta antisommossa staziona all’imbocco di via della Conciliazione. Ci racconta che per garantire la sicurezza dell’uomo più potente del mondo sono stati chiamati a Roma colleghi da tutte le caserme d’Italia, «anche dalla Sardegna» ci tiene a precisare. Quando gli facciamo notare che Mr. President si è portato dietro la security, con tanto di auto blindate e cecchini con i fucili spianati, ammette ridendo che forse gli americani non si fidano così tanto della sicurezza italiana.

L’arrivo a San Pietro. Intanto i marciapiedi di via della Conciliazione si riempiono di curiosi, pronti a scattare qualche foto al corteo e magari a immortalare proprio lui, Barack Obama. Poco dopo le 10 un elicottero sorvola via della Conciliazione, preparando il passaggio del corteo presidenziale. Alle 10.20, infatti, ecco la lunga sfilata delle 46 auto e 8 moto. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, un misto di curiosità ed emozione si impossessa della folla. Quei pochi che non hanno le mani occupate da macchinette o cellulari applaudono il primo presidente nero degli Stati Uniti. Tutto fila liscio, i cordoni di polizia riescono a tenere a bada la folla e, mentre comincia a piovere, ci spostiamo al Quirinale, tappa successiva del tour romano di Obama.

Obama al Quirinale. Il copione si ripete: nastri gialli a chiusura delle stradine laterali, presidi della polizia all’incrocio tra via del Quirinale e via della Consulta, cordoni di forze dell’ordine che tengono a bada gli astanti. Dai tetti che si affacciano su piazza del Quirinale, si scorgono cecchini pronti a colpire in caso di pericolo. Il solito elicottero annuncia l’imminente arrivo del corteo, aperto dalla staffetta della polizia italiana, seguita dai gipponi blindati americani: un accostamento da far accapponare la pelle anche al più patriottico dei presenti. Una signora di mezza età cerca di divincolarsi dalla morsa della folla per azionare la sua macchinetta fotografica: «Devo assolutamente portare le foto a mio nipote – si scusa con i vicini indispettiti – è a casa con la febbre». La strada viene riaperta al traffico e sulla torretta del Quirinale la bandiera americana, issata per l’occasione, sventola sulla piazza, trasformatasi in un immenso parcheggio.

Colosseo blindato. La giornata, proseguita con l’incontro col premier Renzi a villa Madama, vede il momento di massima allerta nel pomeriggio, per la visita privata all’Anfiteatro Flavio. Con camionbar e falsi centurioni cacciati dalle strade della cosiddetta zona rossa, romani e turisti hanno potuto godere di una versione inedita del Colosseo e dei Fori imperiali. La zona è troppo aperta e il rischio è maggiore; ecco perché su via dei Fori Imperiali le transenne bloccano la folla a una distanza notevole, dalla quale è praticamente impossibile scorgere il corteo. Dall’altra parte del Colosseo non va meglio, con le barriere poste alla fine di via degli Annibaldi. Molti curiosi si abbarbicano, dunque, sul colle Oppio, alla ricerca di maggiore fortuna. Cresce il malcontento tra la folla per un Obama inavvicinabile anche con lo sguardo. Alle 18 in via dei Fori Imperiali i turisti sono ancora in attesa del presidente, che invece è arrivato da un pezzo e sta già visitando il Colosseo. Se qualcuno si lamenta per la scarsa visibilità, qualcun altro è più indulgente e si ritiene comunque soddisfatto della giornata.

Cena al ristorante annullata. Alle 18.30 Obama rientra a Villa Taverna. Non troppi i disagi per l’ordine pubblico, con la contestazione dei “No Muos” in via Veneto prontamente sedata. Il compito della sicurezza, almeno per oggi, è terminato. La cena di Obama e dello staff, prevista da “Pierluigi” in piazza de’ Ricci, è stata infatti spostata a villa Taverna. Cena “dal Bolognese”, invece, per il segretario di Stato John Kerry, arrivato intorno alle 21.30 nel ristorante di piazza del Popolo.

«Lo abbiamo invitato di nuovo per il 4 giugno per i 70 anni dalla liberazione della capitale dai nazisti», rivela Marino subito dopo aver salutato Mr. Obama. Le 36 ore off-limits di Roma – almeno per il momento – sono terminate. Goodbye, Mr. President, and see you soon!

Antonino Fazio

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